I dilemmi dialettici si possono rappresentare all'interno di un modello a tre dimensioni e due polarità:
1) Vulnerabilità emotiva vs auto invalidazione.
2) passività attiva vs competenza apparente
3) crisi ricorrenti vs inibizione delle emozioni negative.
1) Vulnerabilità emotiva vs auto invalidazione.
2) passività attiva vs competenza apparente
3) crisi ricorrenti vs inibizione delle emozioni negative.
Primo dilemma dialettico: Vulnerabilità
emotiva vs auto invalidazione.
Vulnerabilità emotiva.
Rappresenta una
caratteristica costante del soggetto borderline, espressa in un’elevata sensibilità alle
emozioni, una particolare intensità delle stesse e una loro notevole
persistenza nel tempo. Tale fattori influenzano la persona nella sua totalità,
sia nella gestione dell’espressione delle emozioni, sia nell'impatto che tale
attivazione ha su tutti i comportamenti in atto e sul senso di controllo di
sé.
Autoinvalidazione
Si riferisce alla
tendenza del borderline ad adottare le caratteristiche specifiche dell’ambiente
invalidante. Il paziente tenderà ad invalidare le proprie esperienze affettive,
a osservare gli altri per trarre indicazioni sicure riguardo alle caratteristiche
della realtà esterna e ad ipersemplificare la portata dei problemi della vita
di tutti giorni. L’incapacità di affidarsi alla sua personale percezione della
realtà impedisce lo sviluppo di un senso stabile della propria identità e della
fiducia in se stesso. L’ipersemplifacione delle difficoltà lo porta all'odio di
sé quando fallisce nel raggiungimento dei propri obiettivi.
Il paziente all'interno
della terapia è alla ricerca di una validazione delle sue esperienze emotive
dolorose, ma allo stesso tempo comunica, in relazione ad esse, un malessere che
il terapeuta, in risonanza empatica con la sofferenza del paziente, è tentato
di intervenire per cercare di ridurre il disagio nel minor tempo possibile,
rischiando così di commettere un errore fondamentale, peraltro molto frequente:
egli infatti tenderà a focalizzare il suo intervento sulla modificazione dei vissuti
emotivi dolorosi primari cosa che rappresenta né più né meno l’equivalente di
una invalidazione. Si dovrebbero invece riconoscere e validare le esperienze
interne dolorose del paziente, perché ciò determinerebbe un migliore
contenimento dei vissuti di vergogna ad esse conseguenti.
All'interno di questa
polarità il paziente oscilla quindi su chi debba essere considerato colpevole o
responsabile della sua condizione di disagio: è forse egli stesso cattivo,
malvagio e causa del suo male? Oppure il responsabile è l’ambiente o il destino
avverso?
Nel primo caso il
borderline adotta un atteggiamento invalidante verso se stesso e le proprie esperienze
emotive, ipersemplificando il problema dell’acquisizione del controllo sui
propri comportamenti e sulle proprie emozioni, altre volte riconosce la propria
vulnerabilità colpevolizzando il destino e le leggi dell’universo e ritenendo
che tutto il male che gli capita sia un’ingiustizia che non dovrebbe compiersi.
La pazienza, la
disponibilità ad accettarsi e una maggiore indulgenza verso se stessi, insieme
a graduali tentativi di cambiamento e alla capacità di gestirsi autonomamente e
di prendersi cura di sé rappresenterebbero sia i requisiti necessari sia gli esiti
della sintesi tra vulnerabilità emotiva e l’invalidazione.[Trattamento cognitivo-comportamentale del disturbo borderline, M. m. Linehan].
Secondo dilemma: passività attiva vs competenza apparente.
Secondo dilemma: passività attiva vs competenza apparente.
Passività attiva
Il soggetto borderline tende ad affrontare i problemi e le difficoltà della vita con un atteggiamento passivo e pessimistico con la tendenza a delegare in circostanze di disagio,. L’ambiente e il terapeuta alla soluzione dei propri problemi. La persona cerca attivamente di coinvolgere gli altri nella soluzione delle sue difficoltà manifestandosi passivo nella gestione autonoma dei propri problemi. Solitamente questa tendenza può sviluppare circoli viziosi che conducono all’invalidazione (vedi prima dilemma). Molto spesso l’autovalutazione delle proprie risorse, da parte del paziente non corrisponde al giudizio del terapeuta sulle sue intrinseche e potenziali capacità di gestire e risolvere i problemi.
Competenza apparente
Tale concetto si riferisce ad un'altra peculiare modalità comportamentale del soggetto borderline, che in alcune situazioni appare competente, capace, valido e perfettamente in grado di affrontare con successo i problemi della vita quotidiana, mentre in altri contesti agiscono come se (del tutto inaspettatamente per l’osservatore) queste competenze non fossero mai esistite. Tali differenze possono trovarsi tra il lavoro e una relazione affettiva, o tra le sedute e un altro contesto, oppure tra una seduta e quella successiva. Per giorni, settimane e mesi il soggetto può mostrarsi capace nel gestire i problemi quotidiani per poi attraversare un periodo di crisi nel quale il soggetto torna ad attuare modalità comportamentali disfunzionali e regredisce ad uno stato di intesa disregolazione emozionale. La competenza apparente può ingannare gli altri, inducendoli a ritenere che il borderline disponga di capacità maggiori di quelle che possiede, questa discrepanza non fa altro che perpetuare l’invalidazione ambientale a cui quest’ultimo è sottoposto.
Il dilemma che segue a questa polarità è nella notevole difficoltà nell’autoregolazione delle risposte emotive e dei conseguenti comportamenti; il soggetto borderline ha frequentemente e in qualche modo, imprevedibilmente, bisogno dell’aiuto degli altri. Si sente spesso impotente e disperato, e teme di essere lasciato solo ad affrontare le circostanze e situazioni nelle quali ha già esperito numerosi fallimenti. Privo della possibilità di prevedere le proprie risposte emotive, e incapace di percepirsi come il principale artefice del proprio benessere egli non può che essere fortemente dipendente dal proprio ambiente, per la regolazione degli affetti e dei comportamenti. Allo stesso tempo, però, questa sua condizione di dipendenza, mal tollerata e considerata con una certa diffidenza dall’ambiente sociale è all’origine di un profondo vissuto di vergogna. Egli inoltre, ha imparato a sopprimere le manifestazioni comportamentali legate alla propria mancanza di risorse, e a inibire l’espressione degli affetti dolorosi, questo lo porta, quando possibile, a mostrarsi apparentemente adeguato in un ampia gamma di situazioni. [Trattamento cognitivo-comportamentale del disturbo borderline, M. m. Linehan]