Freud ci ha insegnato ad attenderci dal sogno la realizzazione del desiderio inconscio: ci ha insegnato ad immaginare il processo che conduce al sogno attraverso la messa in scena del desiderio. Un desiderio che subisce l'effetto del divieto, riceve le deformazioni e le alterazioni discorsive e rappresentative che sappiamo. Ma dal sogno possiamo oggi attendere altri livelli di messa in scena. Ad essere inscenati dal sogno sono innanzitutto il proprio corpo, i suoi bisogni e le sue tensioni. La struttura portante del sogno è di tipo autoscopico. Il corpo con le sue tensioni fornisce, quinte, fondali e arredi alla fantasmagoria autoscopica di un mondo interno. Viene data realtà di ambiente, di paesaggio, di scena a quella interiorità, bella o brutta, ricca o squallida che solo attraverso il sogno riusciamo a vedere concretamente. La realtà psichica viene rappresentata nella sua estensione immaginaria e con la sua variabile caratterizzazione. Il sogno come auto rappresentazione della psiche o della mente si serve degli elementi che la realtà dell'esperienza e del linguaggio gli forniscono, delle parole e delle cose e delle loro rappresentazioni per aggregarle nell'apparenza di un contesto spaziotemporale sottratto di diritto alle leggi della realtà. L'appagamento dell'istanza eminentemente narcisistica dell'autorappresentazione, sullo sfondo dell'invisibile schermo bianco del sogno tende a funzionare come fondamentale principio di costruzione. Gli attori convocati nel sogno rappresentano sempre le varie parti delle quali il Sé si compone, le sue differenti voci interiori, ma sono anche veri personaggi, oggetti di amore o di odio, ostacoli posti al desiderio del soggetto. Il sognatore-spettatore non è in grado di riconoscere che il suo sogno è sempre di una stoffa autoscopica e che su di essa si disegnano i suoi desideri. In primo luogo ciò che non si è potuto realizzare, in un'esteriorizzazione accattivante entro la quale egli stesso si vede muovere, agire, dialogare.. Il teatro condivide queste stesse caratteristiche con il sogno. Il sogno ha insegnato che occorre distinguere l'apparenza narrativa e testuale inscenata dal suo pensiero latente e che la drammatizzazione onirica avviene nel gioco tra regressione e censura. La censura esercita i suoi effetti di alterazione e mascheramento simbolico su un testo che altrimenti non sarebbe stato mai rappresentato, se non dalle allusioni del sintomo nevrotico o dalle proiezioni della paranoia, cioè in forme indecifrabili e in luoghi dove un pubblico perspicace e partecipe è solitamente assente. Va infine sottolineato un punto che accomuna la funzione onirica, la rappresentazione dell'arte e del teatro e l'interpretazione psicoanalitica. Il sogno permette di dare al desiderio che si esprime in esso una curvatura specifica del tutto generale: nel sogno non si desidera solo l'oggetto amato, assente o perduto, e che la rappresentazione onirica ricrea. La rappresentazione in opera nei sogni scongiura, domina e così allontana una minaccia. La minaccia da scongiurare è la morte, la perdita di sé o dell'oggetto d'amore, il dolore psichico travolgente e anche il rischio del disordine totale che renderebbe l'esperienza innominabile e caotica. Contro questi tipi di caduta il sogno, l'arte e l'interpretazione analitica edificano il loro ordine, l'ordine elementare di una rappresentazione, là dove l'io potrebbe venir meno o smarrirsi precipitato dalla malattia, dalla trasgressione, dalla passione, dalla punizione del dio o dalla colpa nella confusione e nell'accecamento. [Estetica del sogno e terapia a Cento anni dalla Traumdeutung]