Ero
partito nella lettura del testo “La struttura delle rivoluzioni
scientifiche” con l'idea che fosse possibile raggiungere una
identità tra riduzionismo e quello che Kuhn definisce "scienza
normale" e tra estensionismo e rivoluzione scientifica. Questo
però è stato possibile solo in parte, infatti tra riduzionismo e
mantenimento del paradigma c'è una forte associazione in quanto ogni
conoscenza, per essere ammessa nella scienza normale, deve essere
ridotta al paradigma accettato dalla comunità scientifica.
Però
non mi appare assimilabile la rivoluzione scientifica con il
movimento estensionista. Infatti, nel momento stesso in cui, un
paradigma viene superato a favore di un nuovo, immediatamente si
avvia quell'opera di riduzione all'uno del paradigma, e anzi, un
paradigma può essere accettabile, e viene preso in considerazione,
solo a patto che permetta quest'opera di riduzione. L'abbandono di un
paradigma è mosso proprio dalla perdita della sua capacità di
riduzione, in quanto appaiono sempre con maggiore frequenza fenomeni
che non possono essere compresi al suo interno.
Nel
rintracciare l'estensionismo nel modo di procedere della scienza,
questo appare un movimento in gran parte privato, a differenza del
riduzionismo della scienza normale e rivoluzionario che appaiono
movimenti prevalentemente sociali.
Nessun commento:
Posta un commento