sabato 15 luglio 2017

Principi di psicoterapia psicoanalitica

Quanto espresso da Luborsky in “Principi di psicoterapia psicoanalitica” rappresenta una schematizzazione di quanto accade naturalmente nella mente analiticamente orientata quando ascolta, lasciando che la attenzione si muova liberamente su quanto portato dal paziente, costatando connessioni, ridondanze e mutamenti, fino a che il materiale e le relazioni di causa effetto che lo caratterizzano portano a delle ipotesi sul funzionamento mentale di chi parla.
La manualizzazione e schematizzazione della psicoterapia analiticamente orientata può portare a storcere il naso a chi concepisce l'analisi come strumento di indagine dell'inconscio e quindi presuppone l'esistenza di un materiale altro, sotteso al primo, che si può cogliere concedendosi il lusso del tempo, del silenzio, della frequenza degli incontri e quindi del costo del trattamento. La manualizzazione della psicoterapia psicodinamica risponde però alle legittime richieste di economia, sia in termini di spesa, ma anche di durata e frequenza, per quei pazienti che entrano in terapia con il desiderio di essere restituiti alla loro quotidianità attraverso una riduzione della sintomatologia e un rafforzamento del carattere.

Lo scopo dell'ascolto del terapeuta, secondo il modello del CCRT di Luborsky, è teso all'individuazione della relazione che intercorre tra i sintomi più fastidiosi e la sofferenza psichica, con il contesto interpersonale in cui queste si situano. Nel far questo il terapeuta si riferisce a tre ambiti in cui questo rapporto tra sintomi e relazioni emerge, ossia in quanto raccontato sulle relazioni attuali, con amici, conoscenti, fidanzati e in quanto raccontato sulle relazioni passate, all'interno della famiglia di origine e con le figure parentali di riferimento. Infine, il contesto privilegiato di osservazione è la relazione attuale tra terapeuta e paziente.
In quest'ultimo contesto il terapeuta ha la possibilità di localizzare i sintomi del paziente e di capire come si manifestano, in questo caso per sintomo si intende una momentanea disfunzione di una capacità usualmente intatta, ad esempio un'amnesia, un silenzio o la perdita di coerenza del linguaggio, come anche reazioni emotivamente intense, siano queste di rabbia, ma anche e specialmente di ansia o tristezza. Molto spesso basta riferirsi a pochi attimi prima nel discorso per rintracciare i desideri o le aspirazioni che li hanno generati. Nel far questo ci si riferisce oltre che all'interno della relazione paziente terapeuta, nel qui ed ora della relazione analitica, anche agli episodi relazionali del presente come del passato.
Nell'ascolto del materiale del paziente l'osservazione dell'emergere di un particolare stato affettivo deve essere oggetto di indagine dell'analista, “che succede?” “Ci deve essere un pensiero che spiega la sua tristezza in questo momento qui con me” “Cerchi di capire che cosa l'ha fatta sentire di nuovo depresso” sono espressioni utilizzabili dal terapeuta per approfondire quei momenti di cambiamento affettivo rilevanti all'interno del discorso del paziente, che può passare da stati di rilassamento, a stati di tensione, ansia o tristezza.
La formulazione del tema relazionale conflittuale centrare è basato quindi su due procedimenti principali. Da una parte l'indagine degli episodi relazionali, attraverso la diade desiderio/conseguenza e l'espressione di tale tema nella formula standard di una frase contenente due elementi principali, un'affermazione riguardante questi desideri, bisogni o intenzioni del paziente, per esempio “Io desidero qualcosa da (una persona)” e un'affermazione riguardante le conseguenze del tentativo di ottenere da quella persona l'appagamento del proprio desiderio, riferendosi ad una risposta del Sé “ma mi turba” o dell'altro “Ma sarò rifiutato”
Il tema relazionale conflittuale centrale può essere quindi inteso come la percezione da parte del paziente di certi situazioni di pericolo evocate da altre persone, che implicano tipicamente momenti di disperazione attesi o ricordati, e perciò associati all'ansia.

In conclusione i sintomi possono essere intesi come erronei e costosi tentativi di risolvere i problemi, generalmente problemi relazionali. Dopo aver individuato il tema desiderio conseguenza, e dopo aver pensato alla conseguenza come un tentativo di soluzione, l'ulteriore ascolto permetterà poi di saggiare altre soluzioni alternative. E' consigliabile lasciare al paziente a presentare queste soluzioni come tali, piuttosto che proporle come terapeuti. Teoricamente ci sono sempre molte possibili soluzioni e praticamente può essere difficile dire quale tipo di soluzione sia quella che il paziente può e vuole tentare. [Principi di psicoterapia psicoanalitica, L. Luborsky]