Quanto espresso da
Luborsky in “Principi di psicoterapia psicoanalitica”
rappresenta una schematizzazione di quanto accade naturalmente nella
mente analiticamente orientata quando ascolta, lasciando che la
attenzione si muova liberamente su quanto portato dal paziente,
costatando connessioni, ridondanze e mutamenti, fino a che il
materiale e le relazioni di causa effetto che lo caratterizzano
portano a delle ipotesi sul funzionamento mentale di chi parla.
La manualizzazione e
schematizzazione della psicoterapia analiticamente orientata può
portare a storcere il naso a chi concepisce l'analisi come strumento
di indagine dell'inconscio e quindi presuppone l'esistenza di un
materiale altro, sotteso al primo, che si può cogliere
concedendosi il lusso del tempo, del silenzio, della frequenza degli
incontri e quindi del costo del trattamento. La manualizzazione della
psicoterapia psicodinamica risponde però alle legittime richieste di
economia, sia in termini di spesa, ma anche di durata e frequenza,
per quei pazienti che entrano in terapia con il desiderio di essere
restituiti alla loro quotidianità attraverso una riduzione della
sintomatologia e un rafforzamento del carattere.
Lo scopo dell'ascolto del
terapeuta, secondo il modello del CCRT di Luborsky, è teso
all'individuazione della relazione che intercorre tra i sintomi più
fastidiosi e la sofferenza psichica, con il contesto interpersonale
in cui queste si situano. Nel far questo il terapeuta si riferisce a
tre ambiti in cui questo rapporto tra sintomi e relazioni emerge,
ossia in quanto raccontato sulle relazioni attuali, con amici,
conoscenti, fidanzati e in quanto raccontato sulle relazioni passate,
all'interno della famiglia di origine e con le figure parentali di
riferimento. Infine, il contesto privilegiato di osservazione è la
relazione attuale tra terapeuta e paziente.
In quest'ultimo contesto
il terapeuta ha la possibilità di localizzare i sintomi del paziente
e di capire come si manifestano, in questo caso per sintomo si
intende una momentanea disfunzione di una capacità usualmente
intatta, ad esempio un'amnesia, un silenzio o la perdita di coerenza
del linguaggio, come anche reazioni emotivamente intense, siano
queste di rabbia, ma anche e specialmente di ansia o tristezza. Molto
spesso basta riferirsi a pochi attimi prima nel discorso per
rintracciare i desideri o le aspirazioni che li hanno generati. Nel
far questo ci si riferisce oltre che all'interno della relazione
paziente terapeuta, nel qui ed ora della relazione analitica, anche
agli episodi relazionali del presente come del passato.
Nell'ascolto del
materiale del paziente l'osservazione dell'emergere di un particolare
stato affettivo deve essere oggetto di indagine dell'analista, “che
succede?” “Ci deve essere un pensiero che spiega la sua
tristezza in questo momento qui con me” “Cerchi di capire
che cosa l'ha fatta sentire di nuovo depresso” sono espressioni
utilizzabili dal terapeuta per approfondire quei momenti di
cambiamento affettivo rilevanti all'interno del discorso del
paziente, che può passare da stati di rilassamento, a stati di
tensione, ansia o tristezza.
La formulazione del tema
relazionale conflittuale centrare è basato quindi su due
procedimenti principali. Da una parte l'indagine degli episodi
relazionali, attraverso la diade desiderio/conseguenza e
l'espressione di tale tema nella formula standard di una frase
contenente due elementi principali, un'affermazione riguardante
questi desideri, bisogni o intenzioni del paziente, per esempio “Io
desidero qualcosa da (una persona)” e un'affermazione riguardante
le conseguenze del tentativo di ottenere da quella persona
l'appagamento del proprio desiderio, riferendosi ad una risposta del
Sé “ma mi turba” o dell'altro “Ma sarò rifiutato”
Il tema relazionale
conflittuale centrale può essere quindi inteso come la percezione da
parte del paziente di certi situazioni di pericolo evocate da altre
persone, che implicano tipicamente momenti di disperazione attesi o
ricordati, e perciò associati all'ansia.
In conclusione i sintomi
possono essere intesi come erronei e costosi tentativi di risolvere i
problemi, generalmente problemi relazionali. Dopo aver individuato il
tema desiderio conseguenza, e dopo aver pensato alla conseguenza come
un tentativo di soluzione, l'ulteriore ascolto permetterà poi di
saggiare altre soluzioni alternative. E' consigliabile lasciare al
paziente a presentare queste soluzioni come tali, piuttosto che
proporle come terapeuti. Teoricamente ci sono sempre molte possibili
soluzioni e praticamente può essere difficile dire quale tipo di
soluzione sia quella che il paziente può e vuole tentare. [Principi di psicoterapia psicoanalitica, L. Luborsky]
Nessun commento:
Posta un commento