lunedì 23 giugno 2014

Grafo del desiderio

da Zizek, L'oggetto sublime dell'ideologia




Qui abbiamo la rappresentazione del rapporto tra significante e significato. Un'intenzione pre-simbolica (in basso a destra), annoda la catena significante che da S arriva ad S1. Il prodotto, ciò che esce dopo l'interazione pre-simbolica è il soggetto indicato con $.
Importante è comprendere il carattere retroattivo dell'effetto di significazione rispetto al significante, ossia che il significato è in ritardo rispetto alla progressione della catena del significante. I significanti sono in uno stato fluttuante, magmatico, si susseguono fino a quando, in un determinato punto in cui l'intenzione penetra la catena del significante, un certo significante fissa retroattivamente il senso della catena arrestando lo scivolamento di senso.
Ad esempio i significanti come “libertà”, “stato”, “giustizia”, “pace” assumono un significato, un senso, solo attraverso l'integrazione con un significante padrone (comunismo). Ad esempio, in questo senso, la libertà è effettiva solo se supera la libertà formale borghese, la quale non è che una forma di schiavitù; lo stato è il mezzo che assicura alla classe dominante le condizione del proprio dominio etc.. Una ricamatura social democratica, ovviamente produrrebbe un'articolazione di senso ben differente, quella conservatrice procederebbe in senso opposto alle precedenti ecc.).
Oltre all'aspetto retroattivo della significazione, il grafo permette di avere una rappresentazione del processo di transfert, che appare come il rovescio del ritardo del significato rispetto alla corrente dei significanti, esso consiste nell'illusione che il senso di un certo elemento (fissato retroattivamente dall'intervento del significante padrone) fosse presente fin dal principio come sua essenza immanente. Siamo nel transfert quando ci sembra che la vera "libertà" sia per sua natura opposta alla libertà formale borghese, che "lo stato" sia per sua natura uno strumento di dominio di classe.

$ = soggetto
i(a) = altro immaginario, come tu mi vuoi?
A = il grande altro
s(A) = Il senso, il significato
m = Ego immaginario, come voglio essere?
I(A) = identificazione simbolica.

Siamo arrivati alla seconda declinazione del grafo del desiderio, alla descrizione dei due punti in cui l'intenzione (in basso a destra) interseca la catena significante in A e S(A), il grande altro e il significato come sua funzione. Troviamo A in corrispondenza del “point de capiton”, in quanto questo fissa il significato degli elementi che lo procedono: li sottopone retroattivamente ad un codice, che regola i loro mutui rapporti. Ecco perché il senso è definito da S(A), funzione di A, ossia è un prodotto retroattivo della ricamatura (ripeto, il significato di "libertà" è definito dal significante "comunismo").
In basso a destra troviamo il soggetto a causa dell'effetto di retroversione, l'illusione transferenziale che fa si che il soggetto diventi in ogni fase quello che già sempre era, un effetto retroattivo viene vissuto come qualcosa che era così fin dal principio. L'I(A) la troviamo in basso a sinistra, e rappresenta l'identificazione del soggetto con una qualche caratteristica o tratto significante (I) nel grande altro, nell'ordine simbolico. Questa identificazione simbolica deve essere distinta dall'identificazione immaginaria che troviamo nell'asse che collega l'ego immaginario (m) e il suo altro immaginario i(a).

Approfondendo questo nuovo livello del grafico, si può dire che l'identificazione immaginaria è l'identificazione con l'immagine che vorremmo dare di noi, il modo in cui desideriamo essere, mentre l'identificazione simbolica è l'identificazione con il luogo stesso da cui veniamo osservati o da cui guardiamo noi stessi in modo da apparire come desidereremmo essere, degni d'amore.  

Procedendo oltre, nella definizione del grafo del desiderio troviamo altri due elementi:

d che rappresenta il desiderio
($ ◊ a) che rappresenta la formula della fantasia

Quindi nell'interpellanza con l'altro, il soggetto si costruisce una immagine ideale di sé (quello che vuole essere) a partire dalla richiesta dell'altro (come tu mi vuoi), ma da questo processo rimane uno scarto indicato dalla domanda “che vuoi?” che segna il persistere di una differenza tra locuzione (quello che viene detto) e illocuzione (quello che si voleva raggiungere attraverso quella affermazione). Alla fine di questa questione, questo interrogativo del desiderio dell'altro, troviamo la formula della fantasia che sta ad indicare come la fantasia sia una risposta alla breccia aperta dalla domanda “che vuoi?”. La fantasia funge così da costruzione, da scenario immaginario che riempe il vuoto, l'apertura del desiderio dell'Altro: fornendo una precisa risposta alla domanda ci permette di fuggire all'insostenibile impasse in cui l'Alto vuole qualcosa da noi, mentre noi siamo incapaci di tradurre questo desiderio dell'altro in un'interpellanza positiva, in un mandato in cui identificarci.

La fantasia appare allora come una risposta al "che vuoi?", una risposta all'insostenibile enigma del desiderio dell'Altro, alla lacuna nell'Altro. Al contempo, essa fornisce le coordinate dl nostro desiderio, costruisce cioè la struttura che permette di desiderare qualcosa. Viceversa dalla nozione abituale di fantasia, intesa come soddisfazione del desiderio, in questa accezione nella sua scena, il desiderio non è appagato, soddisfatto, ma costituito (gli vengono dai i suoi oggetti): mediante la fantasia impariamo "come desiderare". La fantasia in questo modo arriva ad essere la struttura che coordina il nostro desiderio, e contemporaneamente una difesa dal "che vuoi?", uno schermo che cela il divario, l'abisso del desiderio dell'Altro. 

In questo modo la massima dell'etica psicoanalitica nella formulazione di Lacan ("non cedere sl proprio desiderio") coincide con il momento conclusivo del trattamento psicoanalitico, la traversata del fantasma: il desiderio sul quale non dobbiamo cedere non è il desiderio sostenuto dalla fantasia, ma il desiderio dell'altro oltre la fantasia. Non cedere sul proprio desiderio comporta una rinuncia radicale a tutta la ricchezza del desiderio basato su scenari fantasmatici. Nel processo psicoanalitico, questo desiderio dell'altro assume la forma del desiderio dell'analista: il paziente tenta inizialmente di sfuggire all'abisso per mezzo del transfert, cioè offrendosi come oggetto dell'amore dell'analista; lo scioglimento del transfert ha luogo quando il paziente rinuncia a riempire il vuoto, la lacuna dell'Altro. 

Abbiamo quindi raggiunto la quarta, ultima e completa forma del grafo del desiderio, dal momento ciò che viene aggiunto in quest'ultima forma è un nuovo vettore di godimento (jouissance) che interseca il vettore del desiderio simbolicamente strutturato.



Il grafo completo è diviso in due parti, che possono essere indicate come il livello del senso e il livello del godimento. Il problema dl nuovo livello aggiunto è che cosa succede quando il campo stesso dell'ordine del significante, del grande Altro, viene perforato, penetrato da un flusso pre-simbolico (reale di godimento"; che cosa succede quando la sostanza pre-simbolica, il corpo in quanto godimento materializzato, incarnato, rimane intrappolato nella rete del significante. 
Fil trato attraverso il setaccio del significante, il corpo è sottoposto a castrazione, il godimento è evacuato da esso, il corpo sopravvive ma smembrato, mortificato. L'ordine del significante (il grande altro) e quello del godimento (la cosa come sua incarnazione) sono radicalmente eterogenei, incompatibili, ogni accordo tra gli stessi è strutturalmente impossibile. 
In corrispondenza del primo punto di intersezione tra godimento e significante, S(A\) troviamo il significante della lacuna nell'altro, non appena il campo del significante è penetrato dal godimento diviene inconsistente; il godimento è cioè che non può essere simbolizzato, la sua presenza nel campo del significante può essere rilevata solo mediante i buchi e le incongruenze di questo campo. Il solo significante possibile di godimento è il significante della sua inconsistenza. Oggi è luogo comune affermare che il soggetto lacaniano è un soggetto barrato, identico ad una lacuna nella catena significante. La dimensione radicale della della teoria lacaniana è la definizione del grande Altro, l'ordine simbolico stesso, come di qualcosa di barrato, costruito intorno ad una centrala lacuna, solo così il soggetto può essere separato dall'Altro, che l'Altro stesso la risposta finale non ce l'ha, è in se stesso bloccato, desiderante, che c'è anche un desiderio dell'Altro. Questa lacuna nell'altro, concede così al soggetto lo spazio per respirare, gli consente di evitare l'alienazione totale nel significante, non riempendo questa lacuna, ma identificando se stesso, la propria lacuna, con la lacuna nell'altro.

Leggendo il primo vettore che dall'alto a sinistra procede discendente per prima cosa abbiamo S(A/), il segno della lacuna nell'Altro, dell'inconsistenza dell'ordine simbolico quand'esso viene penetrato dal godimento, poi abbiamo $<>A che corrisponde alla formula della fantasia, schermo che occulta questa inconsistenza, infine abbiamo s(A) l'effetto della significazione in quanto dominato dalla fantasia, fantasia che costituisce così  la struttura mediante la quale facciamo esperienza del mondo come qualcosa di coerente e pieno di significato. 

Da ultimo occorre chiarire perché troviamo sulla destra nell'intersezione tra godimento e significante, la formula della pulsione $<>D. Abbiamo già detto che il significante smembra il corpo, che evacua il godimento dal corpo,  ma tale evacuazione non è mai pienamente compiuta; sparsi attorno al deserto dell?Altro simbolico ci sono sempre dei residui, oasi di godimento, le cosiddette zone erogene, frammenti ancora penetrati dal godimento, ed è proprioa questi resti che si lega la pulsione freudiana. Queste zone sono indicate con D (richiesta simnboli) perché in esse non c'è nulla di naturale o biologico, quale parte del corpo sarà risparmiata dall'evacuazione del godimento è determinato non dalla fisiologia ma dal modo in cui il corpo è stato sezionato mediante il significante, come confermato da quei sintomi isterici in cui le parti del corpo da cui il godimento è normalmente evacuato si erotizzano nuovamente. Occorre correre il rischio di leggere $<>D in modo retroattivo a partire dal tardo sviluppo teorico di Lacan, come la formula del sinthome: una particolare formulazione significante che è permeata dal godimento, cioè l'impossibile incrocio di godimento e significante. Una tale interpretazione ci fornisce una chiave di lettura per il livello sovrastante, per il riquadro superiore del grafo nella sua opposizione al riquadro inferiore: invece dell'identificazione immaginaria (la relazione tra ego immaginario e la sua immagine costitutiva, il suo ego ideale) abbiamo qui il desiderio (d) sostenuto dalla fantasia $<>A; la funzione della fantasia è di riempire l'apertura nell'Altro, di celarne l'inconsistenza, come quando la seducente presenza di uno scenario sessuale maschera l'impossibilità della relazione sessuale. La fantasia nasconde il fatto che l'altro, l'ordine simbolico, è strutturato intorno ad una qualche impossibilità traumatica, attorno a qualcosa che non può essere simbolizzato, cioè il reale del godimento, mediante la fantasia, il godimento è addomesticato.  


(continua) 

martedì 10 giugno 2014

Zizek, nell'argomentare i processi di ideologizzazione, cita un frammento di Pascal, successivo a quello celebre della scommessa, in cui suggerisce di abbandonare la razionalità e di comportarsi "come se" si credesse veramente nell'esistenza di Dio.

Vi riporto una parte del famoso dialogo immaginario:

[...]"Ma io ho le mani legate, e la mia bocca è muta, sono forzato a scommettere, e non sono libero; non mi si dà requie, e son fatto in modo da non poter credere. Che volete, dunque, che faccia?"
E' vero. Ma riconoscete almeno che la vostra impotenza di credere proviene dalle vostre passioni, dacché la ragione vi ci porta, e tuttavia non potete credere. Adoperatevi dunque a convincervi non già con l'aumento delle prove di Dio, bensì mediante la diminuzione delle vostre passioni. Voi volete andare alla fede, e non ne conoscete il cammino, imparate da coloro che sono stati legati come voi e che adesso commettono tutto il loro bene: sono persone che conoscono il cammino che vorreste seguire e che son guarite da un male di cui vorreste guarire. Seguite il metodo con cui hanno cominciato: facendo cioè ogni cosa come se credessero, prendendo l'acqua benedetta, facendo dire messe, ecc. in maniera del tutto naturale, ciò vi farà credere e vi impecorirà.
"Ma è proprio quel che temo"

E' perché che cosa avete da perdere? Ma per dimostratavi che ciò che conduce alla fede, sappiate che ciò diminuirà le vostre passioni, che sono i vostri grandi ostacoli. Ora, qual male vi capiterà prendendo questo partito? Sarete fedele, onesto, umile, riconoscente, benefico, amico sincero, veritiero. A dir vero non vivrete più dei piaceri pestiferi, nella vanagloria, nelle delizie, ma avrete altri piaceri. Vi dico che in questa vita ci guadagnerete, e che ad ogni nuovo passo che farete in questa via, scorgerete tanta certezza di guadagno e tanto nulla in quanto rischiate, che alla fine vi renderete conto di aver scommesso per una cosa certa, infinita, per la quale non avrete dato nulla. [...]

A questo brano, in calce all'argomentazione che i totalitarismi attuali sono incarnati non più in una costruzione narrativa della realtà, sul piano del sapere, ma sul versante pragmatico, dell'agire quotidiano, segue un secondo in cui si descrive il possibile processo in cui l'intellettuale borghese può abbracciare la rivoluzione comunista.

In primo luogo, deve almeno riconoscer la propria impotenza, la propria incapacità di credere nel senso della storia, anche se la sua ragione propende per la verità, le passioni e i pregiudizi prodotti dalla sua posizione di classe gli impediscono di accertarla. E così non deve sforzarsi di provare la verità della missione storica della classe lavoratrice, piuttosto deve imparare a domare le sue passioni  i suoi pregiudizi piccolo-borghesi. Deve prendere lezioni da coloro che erano un tempo impotenti come lui,m ma che oggi sono proti a rischiare tutto per la Causa rivoluzionaria. Deve ripercorrere i loro primi passi: hanno agito come se credessero nella missione della classe operaia, si sono dati da fare nel Partito, hanno raccolto denaro per sostenere i lavoratori in sciopero, per estendere il movimento operaio, e così via. Tutto questo li ha impecoriti e ha fatto si che credessero in modo alquanto naturale. E insomma, che male è capitato dallo loro causa in questa scelta? Hanno acquistato la fede, hanno compiuto opere buone, sono diventati sinceri e magnanimi. E' vero hanno dovuto rinunciare a qualche malsano piacere piccolo-borghese, ai loro egocentrici trastulli intellettualistici, al loro falso senso della libertà individuale ma d'altra parte e a prescindere dalla verità fattuale della loro fede ne hanno tratto un notevole guadagno: vivono una vita piena di significato, libera da dubbi e incertezze; la loro attività quotidiana è interamente accompagnata dalla consapevolezze che stanno dando il loro piccolo contributo alla grande e nobile causa.