Grafo del desiderio
da Zizek, L'oggetto sublime dell'ideologia
Qui abbiamo la rappresentazione del rapporto tra significante e significato. Un'intenzione pre-simbolica (in basso a destra), annoda la catena significante che da S arriva ad S1. Il prodotto, ciò che esce dopo l'interazione pre-simbolica è il soggetto indicato con $.
Importante è comprendere
il carattere retroattivo dell'effetto di significazione
rispetto al significante, ossia che il significato è in ritardo
rispetto alla progressione della catena del significante. I
significanti sono in uno stato fluttuante, magmatico, si
susseguono fino a quando, in un determinato punto in cui l'intenzione penetra
la catena del significante, un certo significante fissa
retroattivamente il senso della catena arrestando lo scivolamento di
senso.
Ad esempio i significanti
come “libertà”, “stato”, “giustizia”, “pace”
assumono un significato, un senso, solo attraverso l'integrazione con
un significante padrone (comunismo). Ad esempio, in questo senso, la
libertà è effettiva solo se supera la libertà formale borghese, la
quale non è che una forma di schiavitù; lo stato è il mezzo che
assicura alla classe dominante le condizione del proprio dominio
etc.. Una ricamatura social democratica, ovviamente produrrebbe
un'articolazione di senso ben differente, quella conservatrice
procederebbe in senso opposto alle precedenti ecc.).
Oltre all'aspetto
retroattivo della significazione, il grafo permette di avere una
rappresentazione del processo di transfert, che appare come il
rovescio del ritardo del significato rispetto alla corrente dei
significanti, esso consiste nell'illusione che il senso di un certo
elemento (fissato retroattivamente dall'intervento del significante
padrone) fosse presente fin dal principio come sua essenza immanente.
Siamo nel transfert quando ci sembra che la vera "libertà" sia per sua
natura opposta alla libertà formale borghese, che "lo stato" sia per
sua natura uno strumento di dominio di classe.
$ = soggetto
i(a) = altro immaginario,
come tu mi vuoi?
A = il grande altro
s(A) = Il senso, il
significato
m = Ego immaginario, come
voglio essere?
I(A) = identificazione
simbolica.
Siamo arrivati alla
seconda declinazione del grafo del desiderio, alla descrizione dei due
punti in cui l'intenzione (in basso a destra) interseca la catena
significante in A e S(A), il grande altro e il significato come sua
funzione. Troviamo A in corrispondenza del “point de capiton”,
in quanto questo fissa il significato degli elementi che lo
procedono: li sottopone retroattivamente ad un codice, che regola i
loro mutui rapporti. Ecco perché il senso è definito da S(A),
funzione di A, ossia è un prodotto retroattivo della ricamatura (ripeto, il significato di "libertà" è definito dal significante "comunismo").
In basso a destra troviamo il soggetto a causa dell'effetto di retroversione, l'illusione transferenziale che fa si che il soggetto diventi in ogni fase quello che già sempre era, un effetto retroattivo viene vissuto come qualcosa che era così fin dal principio. L'I(A) la troviamo in basso a sinistra, e rappresenta l'identificazione del soggetto con una qualche caratteristica o tratto significante (I) nel grande altro, nell'ordine simbolico. Questa identificazione simbolica deve essere distinta dall'identificazione immaginaria che troviamo nell'asse che collega l'ego immaginario (m) e il suo altro immaginario i(a).
In basso a destra troviamo il soggetto a causa dell'effetto di retroversione, l'illusione transferenziale che fa si che il soggetto diventi in ogni fase quello che già sempre era, un effetto retroattivo viene vissuto come qualcosa che era così fin dal principio. L'I(A) la troviamo in basso a sinistra, e rappresenta l'identificazione del soggetto con una qualche caratteristica o tratto significante (I) nel grande altro, nell'ordine simbolico. Questa identificazione simbolica deve essere distinta dall'identificazione immaginaria che troviamo nell'asse che collega l'ego immaginario (m) e il suo altro immaginario i(a).
Approfondendo questo
nuovo livello del grafico, si può dire che l'identificazione
immaginaria è l'identificazione con l'immagine che vorremmo dare di
noi, il modo in cui desideriamo essere, mentre l'identificazione
simbolica è l'identificazione con il luogo stesso da cui veniamo
osservati o da cui guardiamo noi stessi in modo da apparire come
desidereremmo essere, degni d'amore.
Procedendo oltre, nella
definizione del grafo del desiderio troviamo altri due elementi:
d che rappresenta il
desiderio
($ ◊
a) che rappresenta la formula della fantasia
Quindi
nell'interpellanza con l'altro, il soggetto si costruisce una
immagine ideale di sé (quello che vuole essere) a partire dalla
richiesta dell'altro (come tu mi vuoi), ma da questo processo rimane
uno scarto indicato dalla domanda “che vuoi?” che segna il
persistere di una differenza tra locuzione (quello che viene detto) e
illocuzione (quello che si voleva raggiungere attraverso quella
affermazione). Alla fine di questa questione, questo interrogativo
del desiderio dell'altro, troviamo la formula della fantasia che sta
ad indicare come la fantasia sia una risposta alla breccia aperta
dalla domanda “che vuoi?”. La fantasia funge così da
costruzione, da scenario immaginario che riempe il vuoto, l'apertura
del desiderio dell'Altro: fornendo una precisa risposta alla domanda
ci permette di fuggire all'insostenibile impasse in cui l'Alto vuole
qualcosa da noi, mentre noi siamo incapaci di tradurre questo
desiderio dell'altro in un'interpellanza positiva, in un mandato in
cui identificarci.
La fantasia appare allora come una risposta al "che vuoi?", una risposta all'insostenibile enigma del desiderio dell'Altro, alla lacuna nell'Altro. Al contempo, essa fornisce le coordinate dl nostro desiderio, costruisce cioè la struttura che permette di desiderare qualcosa. Viceversa dalla nozione abituale di fantasia, intesa come soddisfazione del desiderio, in questa accezione nella sua scena, il desiderio non è appagato, soddisfatto, ma costituito (gli vengono dai i suoi oggetti): mediante la fantasia impariamo "come desiderare". La fantasia in questo modo arriva ad essere la struttura che coordina il nostro desiderio, e contemporaneamente una difesa dal "che vuoi?", uno schermo che cela il divario, l'abisso del desiderio dell'Altro.
In questo modo la massima dell'etica psicoanalitica nella formulazione di Lacan ("non cedere sl proprio desiderio") coincide con il momento conclusivo del trattamento psicoanalitico, la traversata del fantasma: il desiderio sul quale non dobbiamo cedere non è il desiderio sostenuto dalla fantasia, ma il desiderio dell'altro oltre la fantasia. Non cedere sul proprio desiderio comporta una rinuncia radicale a tutta la ricchezza del desiderio basato su scenari fantasmatici. Nel processo psicoanalitico, questo desiderio dell'altro assume la forma del desiderio dell'analista: il paziente tenta inizialmente di sfuggire all'abisso per mezzo del transfert, cioè offrendosi come oggetto dell'amore dell'analista; lo scioglimento del transfert ha luogo quando il paziente rinuncia a riempire il vuoto, la lacuna dell'Altro.
Abbiamo quindi raggiunto la quarta, ultima e completa forma del grafo del desiderio, dal momento ciò che viene aggiunto in quest'ultima forma è un nuovo vettore di godimento (jouissance) che interseca il vettore del desiderio simbolicamente strutturato.
Il grafo completo è diviso in due parti, che possono essere indicate come il livello del senso e il livello del godimento. Il problema dl nuovo livello aggiunto è che cosa succede quando il campo stesso dell'ordine del significante, del grande Altro, viene perforato, penetrato da un flusso pre-simbolico (reale di godimento"; che cosa succede quando la sostanza pre-simbolica, il corpo in quanto godimento materializzato, incarnato, rimane intrappolato nella rete del significante.
Fil trato attraverso il setaccio del significante, il corpo è sottoposto a castrazione, il godimento è evacuato da esso, il corpo sopravvive ma smembrato, mortificato. L'ordine del significante (il grande altro) e quello del godimento (la cosa come sua incarnazione) sono radicalmente eterogenei, incompatibili, ogni accordo tra gli stessi è strutturalmente impossibile.
In corrispondenza del primo punto di intersezione tra godimento e significante, S(A\) troviamo il significante della lacuna nell'altro, non appena il campo del significante è penetrato dal godimento diviene inconsistente; il godimento è cioè che non può essere simbolizzato, la sua presenza nel campo del significante può essere rilevata solo mediante i buchi e le incongruenze di questo campo. Il solo significante possibile di godimento è il significante della sua inconsistenza. Oggi è luogo comune affermare che il soggetto lacaniano è un soggetto barrato, identico ad una lacuna nella catena significante. La dimensione radicale della della teoria lacaniana è la definizione del grande Altro, l'ordine simbolico stesso, come di qualcosa di barrato, costruito intorno ad una centrala lacuna, solo così il soggetto può essere separato dall'Altro, che l'Altro stesso la risposta finale non ce l'ha, è in se stesso bloccato, desiderante, che c'è anche un desiderio dell'Altro. Questa lacuna nell'altro, concede così al soggetto lo spazio per respirare, gli consente di evitare l'alienazione totale nel significante, non riempendo questa lacuna, ma identificando se stesso, la propria lacuna, con la lacuna nell'altro.
Leggendo il primo vettore che dall'alto a sinistra procede discendente per prima cosa abbiamo S(A/), il segno della lacuna nell'Altro, dell'inconsistenza dell'ordine simbolico quand'esso viene penetrato dal godimento, poi abbiamo $<>A che corrisponde alla formula della fantasia, schermo che occulta questa inconsistenza, infine abbiamo s(A) l'effetto della significazione in quanto dominato dalla fantasia, fantasia che costituisce così la struttura mediante la quale facciamo esperienza del mondo come qualcosa di coerente e pieno di significato.
Da ultimo occorre chiarire perché troviamo sulla destra nell'intersezione tra godimento e significante, la formula della pulsione $<>D. Abbiamo già detto che il significante smembra il corpo, che evacua il godimento dal corpo, ma tale evacuazione non è mai pienamente compiuta; sparsi attorno al deserto dell?Altro simbolico ci sono sempre dei residui, oasi di godimento, le cosiddette zone erogene, frammenti ancora penetrati dal godimento, ed è proprioa questi resti che si lega la pulsione freudiana. Queste zone sono indicate con D (richiesta simnboli) perché in esse non c'è nulla di naturale o biologico, quale parte del corpo sarà risparmiata dall'evacuazione del godimento è determinato non dalla fisiologia ma dal modo in cui il corpo è stato sezionato mediante il significante, come confermato da quei sintomi isterici in cui le parti del corpo da cui il godimento è normalmente evacuato si erotizzano nuovamente. Occorre correre il rischio di leggere $<>D in modo retroattivo a partire dal tardo sviluppo teorico di Lacan, come la formula del sinthome: una particolare formulazione significante che è permeata dal godimento, cioè l'impossibile incrocio di godimento e significante. Una tale interpretazione ci fornisce una chiave di lettura per il livello sovrastante, per il riquadro superiore del grafo nella sua opposizione al riquadro inferiore: invece dell'identificazione immaginaria (la relazione tra ego immaginario e la sua immagine costitutiva, il suo ego ideale) abbiamo qui il desiderio (d) sostenuto dalla fantasia $<>A; la funzione della fantasia è di riempire l'apertura nell'Altro, di celarne l'inconsistenza, come quando la seducente presenza di uno scenario sessuale maschera l'impossibilità della relazione sessuale. La fantasia nasconde il fatto che l'altro, l'ordine simbolico, è strutturato intorno ad una qualche impossibilità traumatica, attorno a qualcosa che non può essere simbolizzato, cioè il reale del godimento, mediante la fantasia, il godimento è addomesticato.
(continua)
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