mercoledì 4 febbraio 2015

Introduzione alla psicologia analitica


Nelle prime due conferenze del 1935, tenute alla Tavistock Clinic di Londra, Jung descrive gli aspetti principali della psiche, nella struttura e nel funzionamento.

Definisce la coscienza come il prodotto della percezione e dell'orientamento nel mondo esterno; anche se inverte la sua relazione con l'inconscio rispetto al punto di vista freudiano, per il quale il materiale dai sensi passa alla coscienza e poi, sotto la spinta della rimozione, precipita nell'inconscio. Per Jung quel che viene prima è l'inconscio, mentre la coscienza ha origine da una condizione inconscia. Afferma poi che la coscienza può esser tale solo attraverso un io al quale rapportarsi, definendola quindi come il rapporto dei fatti psichici con l'Io.

Definisce l'io come un dato complesso, costituito in primo luogo da una generale consapevolezza del proprio corpo, della propria esistenza e in secondo luogo dai propri dati mnestici. Conclude descrivendo l'Io come: "un complesso di fatti psichici, un complesso dotato di un grande potere di attrazione, come un magnete, che attrae contenuti dall'inconscio, da quella oscura sfera di cui non sappiamo nulla; attrae anche impressioni dall'esterno, e tutto quel che entra in rapporto con l'Io diventa cosciente. Altrimenti rimane inconscio. "

Identifica poi diverse funzioni, che consentono alla coscienza di orientarsi nel campo dei fatti ectopsichici ed endopsichici. Per ectopsichico viene inteso un sistema di rapporti tra i contenuti della coscienza e le impressioni che provengono dall'ambiente. E' un sistema di orientamento che serve per mettersi in rapporto con i dati del mondo esterno trasmessi dalle funzioni sensoriali. Le funzioni endopsichiche sono invece un sistema di rapporti tra i contenuti della coscienza i processi che si presume siano in atto nell'inconscio.

Nel primo gruppo rientrano: la sensazione, il pensare, il sentire e l'intuizione. Con la sensazione intende la percezione sensoriale, che non dice che cosa sia l'oggetto e non informa in alcun modo su di esso, ma informa soltanto sulla sua presenza. La seconda funzione, quella del pensare, serve per dire che cosa è una certa cosa e darle un nome, e oltre ad implicare la percezione comporta anche un giudizio. La terza funzione è quella del sentire, che Jung include fra le funzioni razionali, e ci informa attraverso le sue tonalità affettive sul valore delle cose, ci dice se una cosa è accettabile o gradevole, in ultima istanza cosa conta per noi.
Riepilogando, la sensazione ci informa sul fatto che c'è una determinata cosa, il pensare ci dice che cosa è, mentre il sentire afferma quanto essa conta per noi. Dall'incontro con un altra categoria, il tempo, Jung estrare un'altra funzione, che ci informa sull'origine, e sul destino delle cose "un presentimento in proposito, o un fiuto", "un presentimento". Definisce questa funzione come intuzione, un insieme di capacità sulle quali l'uomo farà affidamento ogni qualvolta si debbano affrontare situazioni completmente nuove, senza poter contare su valori o concetti consolidati. 

Nella definizione della croce delle funzioni, Jung identifica un ulteriore concetto, quello di funzione inferiore. Ciò deriva dal fatto che le coppie Pensiero-Sentimento e Sensazione-Intuzione sono inversamente proporzionali in quanto tendono ad escludersi vicendevolmente. Ad una funzione particolarmente usata, ci sarà una particolare quota di indifferenziazione in quella opposta. La funzione inferiore non possiede le qualità di una funzione differenziata. Quest'ultima, in genere, può essere guidata dall'intenzionalità e dalla volontà. Mentre quando una funzione è indifferenziata, i suoi contenuti (le emozioni, i pensieri) esercitano sulla persona una particolare sorta di fascinazione, tendono a possedere il soggetto portandolo ad averne paura. Ma di contro la funzione inferiore, per essere più prossima all'inconscio, apre al soggetto una porta su di esso. [Introduzione alla psicologia analitica, C. G. Jung 1981]



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