Il punto di partenza di
Ferenczi è la constatazione che la ripetizione quasi allucinatoria
di esperienze traumatiche in analisi e la conseguente abreazione di
ingenti quantità di affetti rimossi non hanno l'effetto di
allentarne la sovrastruttura e conseguente formazione di sintomi ma
che al contrario portano ad aumentare gli stati ansiosi e gli incubi
notturni e alla degenerazione della seduta d'analisi in un attacco
isterico.
Il contenuto di questi
attacchi consistevano in sfoghi di irritazione e di rabbia che
portarono Ferenczi a interrogarsi sulla fondatezza della sua tecnica.
A seguito di ciò afferma che i suoi pazienti anziché contraddire o
incolpare l'analista di passi falsi od errori si identificavano con
lui e che solo in stati isteroidi prossimi all'incoscienza potevano
permettersi di esprimere delle lagnanze. Fatti come questi impongono
all'analista di interrogarsi non soltanto sui fatti incresciosi del
passato ma anche sulle critiche violente espresse dal paziente nei
riguardi dell'analista. Solo un'analisi condotta “fino in fondo”,
e che ha portato a conoscenza di tutti i tratti sgradevoli esterni ed
interni del proprio carattere, permette di non farsi cogliere alla
sprovvista dai moti d'odio dei propri pazienti.
Tra i più importanti
empasse relazionali Ferenczi individua “l'ipocrisia del lavoro
professionale” che corrisponde alla promessa di ascoltare con
attenzione il paziente, di dedicargli il nostro interesse , di
metterlo a suo agio e di farlo progredire nonostante alcune sue
caratteristiche ci risultino insopportabili. Il suggerimento è di
abbandonare tale posizione, interrogando in se stessi cosa tanto
disturba del paziente e comunicarglielo, il venir meno di questa
insincerità nel rapporto ne aumenta la qualità “sciogliendo la
lingua” al paziente, facilitando la traduzione degli eventi
traumatici del passato in pensieri senza perdita di equilibrio
psichico ma al contrario innalzando tutto il livello della
personalità del paziente.
Dalla risoluzione di tale
intoppo di tecnica analitica segue la constatazione che il non
pronunciarsi su ciò che del paziente ci appare intollerabile è una
riproposizione dell'azione patogena infantile e una ripetizione del
trauma, e che al venir meno di questa ipocrisia professionale segue
una certa “fiducia che è quel certo non so che, grazie a cui si
delinea il contrasto tra il presente e l'intollerabile passato
traumatogeno, contrasto indispensabile, affinché il passato sia
rivissuto anziché come riproduzione allucinatoria come ricordo
oggettivo”. Tale fiducia ha permesso all'autore di accedere ad
un rapporto più intimo con i suoi pazienti e ad alcuni fatti che
sembrano confermare l'importanza del trauma, in particolar modo
sessuale, come agente patogeno.
In particolar modo
descrive come quanto avviato dal bambino come fantasia ma mantenuto
al livello della tenerezza viene scambiato dall'adulto con tendenze
patologiche come desideri di una persona sessualmente matura.
La reazione dei bambini è
“dominata dalla paura, dal sentirsi indifesi fisicamente e
moralmente, ammutoliti e privati dalla forza e dall'autorità degli
adulti di pensare. Questa paura li porta a sottomettersi alla volontà
dell'aggressore a indovinare tutti gli impulsi di desiderio e
dimentichi di sé, a seguire questi desideri identificandosi con
l'aggressore”. Con quella che si può chiamare come
introiezione dell'aggressore quest'ultimo scompare come realtà
esterna diventando un evento intrapsichico e come tale cade sotto al
dominio del processo primario e quindi trasformabile in allucinazioni
positive e negative. Nella vita psichica del bambino il mutamento più
importante è l'introiezione del senso di colpa dell'adulto che fa
apparire quanto considerato come un gioco innocente un'azione
colpevole.
Questo porta alla
sensazione di esser diviso in due, come colpevole e innocente nel
medesimo momento e sfiduciato nella possibilità di manifestare il
proprio pensiero. Il bambino diventa una creatura che obbedisce in
modo meccanico oppure ostinato, incapace di comprendere il motivo
della propria ostinazione. La sua vita sessuale rimane involuta o
assume forme perverse a cui possono seguire una nevrosi o una
psicosi: la personalità ancora debolmente sviluppata risponde al
dispiacere improvviso anziché con processi di difesa, con
l'identificazione con la paura e l'introiezione di colui che minaccia
e aggredisce.
Questo
permette di comprendere come mai certi pazienti rispondano con
dispiacere ad un torto subito, invece che con odio e processi di
difesa; questo avviene perché una parte della personalità, o il suo
nucleo è rimasta ferma ad un livello in cui reagisce alle
aggressioni in modo autoplastico anziché alloplastico. Ferenczi
arriva così a scorgere una personalità composta unicamente da Es
Super-Io a cui manca la capacità di affermare se stessa anche nel
dispiacere, così come accade nei bambini piccoli per il quale
l'esser soli, senza la protezione della madre o di altri, ossia
privati di un rilevante quantitativo di tenerezza, è una condizione
insopportabile.
Ferenczi
ritiene che l'amore oggettuale passivo, ovvero la tenerezza, sia una
premessa all'amore oggettuale maturo. In tale stadio il bambino gioca
con la fantasia di prendere il posto della madre, ma in realtà non
vuole e non può fare a meno di essa. Se in questa fase il bambino
subisce più amore o amore di altra natura di quello che desidera ciò
può avere conseguenze altrettanto, se non più patogene, della
frustrazione amorosa. Ad di là di una disamina di tutte le diverse
patologie del carattere che possono derivane la conseguenza generale
può essere quella della confusione tra linguaggio degli adulti
adulti e quello dei bambini. Ferenczi suggerisce la rassegnazione al
fatto che dietro l'adorazione o l'amore di transfert di bambini,
allievi e pazienti vi è l'ardente desiderio di liberarsi da un amore
che intralcia, e che la risoluzione di transfert molesti porta la
personalità ad un livello di funzionamento più alto.
Avviandosi
alla conclusione Ferenczi vuole indagare come oltre all'amore forzato
anche le insopportabili misure punitive (sanzioni disciplinari
connotate da passionalità ed espressioni rabbiose, portano a livello
di realtà ciò che nella mente del bambino era solo una fantasia.
Prosegue poi nell'analisi di un secondo fenomeno, oltre a quello
della regressione traumatica, che colpisce un individuo in
conseguenza di uno shock, la progressione traumatica o precocità,
che consiste nel dispiegarsi immediato di future attitudini, o
attitudini potenziali che in genere fanno parti del matrimonio, della
paternità o della maternità. La paura degli adulti privi di
inibizioni, e perciò per un certo punto di vista pazzi, fa per così
dire dire del bambino uno psichiatra; per diventare tale e difendersi
dai pericoli rappresentati dalle persone prive di controllo, egli
deve sapere innanzitutto identificare completamente con esse.
Concludendo
Ferenczi scrive che oltre all'amore passionale e la punizione
passionale gli adulti dispongono di una terza via per legare a se i
bambini: il terrorismo della sofferenza. I bambini hanno
bisogno di appianare qualsiasi specie di disordine in famiglia, per
così dire di caricare sulle proprie spalle il peso che grava su
quelle di tutti. Una madre che si lamenta delle proprie sofferenze
può fare della figlia la propria infermiera a vita procurandosi un
sostituto della sua e senza curarsi dei veri bisogni e degli
interessi della figlia. [Sandor Ferenczi 1932]
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