venerdì 20 dicembre 2013

Un pizzico di magia

Le tre piume

Grullo si addentra nelle tenebre della terra attraverso una botola, questo rappresenta una discesa agli inferi. Grullo intraprende questo viaggio nell'interiorità mentre i suoi due fratelli vagano alla superficie. Non sembra azzardato interpretarlo come la storia di Grullo che si accinge ad esplorare la sua mente inconscia. L'inconscio ci parla per immagini piuttosto che a parole, ed è semplice che questo venga confrontato con le produzioni dell'intelletto. Ciò che trova all'interno è un animale che permette a Grullo di avere la meglio, grazie al sul suo affidarsi alla natura animale, alle semplici e primitive forze all'interno di noi. Come è consueto in queste storie gli altri fratelli non sono minimamente differenziati. La loro mancanza di differenziazione è essenziale perché simboleggia il fatto che le loro personalità sono indifferenziate. I fratelli agiscono basandosi solo su un Io molto svuotato, giacché è separato dalla fonte potenziale della sua forza e ricchezza, L'Es. Ma essi sono anche privi di Super-Io; non hanno il minimo senso delle cose più elevate, e si accontentano d'imboccare la via facile
I due fratelli che vagarono alla superficie trovarono solo cose grossolane nonostante tutta la loro presunta intelligenza: ciò suggerisce le limitazioni di un intelletto che non si basi sui poteri dell'inconscio ivi inclusi sia L'Es che il Super-io e non ne sia sostenuto.
Il tappeto, come l'anello, portati a casa da Grullo non sono oggetti ordinari ma capolavori eccezionali. L'inconscio è la fonte dell'arte, la sorgente da cui essa scaturisce, che sono le idee del Super io a plasmarla, e sono le forze dell'io che interpretano le idee inconsce e conosce che entrano nella creazione di un opera d'arte. Così in un certo senso, questi oggetti artistici significano l'integrazione della personalità. Nessun bambino che rifletta sulla storia può fare a meno di chiedersi perché i fratelli dopo la prima prova fallita non si impegnarono di più la seconda e la terza volta. Ma ben presto il bambino si rende conto che anche questi fratelli, per quanto intelligenti, non erano capaci di trarre ammaestramento dall'esperienza. Separati dal loro inconscio non erano in grado di evolversi.
Nella fiaba sono necessarie diverse prove. Familiarizzarsi con l'inconscio, ciò con le forze oscure all'interno di noi sotto la superficie è necessario ma non sufficiente. Bisogna aggiungervi l'azione fondata su tali intuizioni, noi dobbiamo affinare e sublimare il contenuto dell'inconscio. E' per questo che, la terza e ultima volta, lo stesso Grullo deve scegliere uno dei piccoli rospi che sotto le sue mani si trasforma in una splendida ragazza. E' in ultima analisi l'amore che trasforma anche le cose più brutte in qualcosa di meraviglioso. Siamo soltanto noi stessi che possiamo tramutare il primordiale rozzo e più mediocre contenuto del nostro inconscio – rape, topi, rospi, nei più raffinati prodotti della nostra mente.
Infine la fiaba suggerisce che limitarsi a ripetere le stesse cose con qualche variazione non + sufficiente. La capacità di saltare attraverso il cerchio è una questione di talento: dipende da una dote personale e si differenzia da quello che un individuo può trovare con un'attiva ricerca. Limitarsi a sviluppare la propria personalità in tuttala usa ricchezza, o rendere le fonti vitali dell'inconscio accessibili all'io non sufficiente, bisogna anche essere capaci di servirsi della propria abilità in modo accorto.

Le ultimissime parole della fiaba contrappongono la saggezza con cui Grullo regna all'intelligenza dei due fratelli con cui si apri la storia. L'intelligenza può essere un dono di natura; è intelletto indipendentemente dal carattere. La saggezza è la conseguenza della profondità interiore, di esperienze pregnanti che hanno arricchito la vita della persona: un riflesso di personalità ricca e bene integrata. [Il mondo incantato, Bruno Bettelheim]

martedì 17 dicembre 2013

La fiaba dell'Io, l'Es e del Super-Io

L'attribuzione ai processi interiori di nomi distinti - Es, Io e Super-io - fece di loro delle entità, ciascuna con le proprie particolarità. Quando consideriamo le connotazioni emotive che questi astratti termini di psicanalisi hanno per la maggior parte delle persone che li usano, cominciamo a vedere che queste astrazioni non sono poi così diverse dalle personificazioni della fiaba.  Lo stesso Freud non trovò un modo migliore per aiutare a dare un senso all'incredibile mescolanza di contraddizioni che coesistono nella nostra mente di quello di creare dei simboli per aspetti isolati della personalità. Li chiamo Es, io e Super-io. Se anche noi, come adulti dobbiamo far ricorso alla creazione di entità distinte per dare un certo ordine razionale al caos delle nostre esperienze interiori, a maggior ragione devono farlo i bambini. Oggigiorno noi adulti ci serviamo di questi concetti per separare fra loro le nostre esperienze interiori e per affermare meglio il loro significato e le loro implicazioni. Purtroppo così facendo abbiamo perso qualcosa che è implicito nelle fiabe: la percezione che queste esteriorizzazioni sono fittizie, utili soltanto per l'individuazione e la comprensione di processi mentali. [Il mondo incantato, Bruno Bettelheim]

sabato 14 dicembre 2013

Grammatica della fantasia

Un sasso gettato in uno stagno suscita onde concentriche che si allargano sulla sua superficie, coinvolgendo nel loro moto, a distanze diverse, con diversi effetti, la ninfea e la canna, la barchetta di carta e il galleggiante del pescatore. Oggetti che se ne stavano ciascuno per conto proprio, nella sua pace o nel suo sonno, sono come richiamati in vita, obbligati a reagire, a entrare in rapporto tra loro. Altri movimenti invisibili si propagano in profondità, in tutte le direzioni, mentre il sasso precipita smovendo alghe, spaventando pesci, causando sempre nuove agitazioni molecolari. Quando poi tocca il fondo, sommuove la fanghiglia, urta gli oggetti che vi giacevano dimenticati, alcuni dei quali ora vengono dissepolti, altri ricoperti a turno dalla sabbia. Innumerevoli eventi, o microeventi, si succedono in un tempo brevissimo. Forse nemmeno ad aver tempo e voglia si potrebbero registrare tutti, senza omissioni.
Non diversamente una parola, gettata nella mente a caso, produce onde di superficie o di profondità, provoca una serie infinita di reazioni a catena, coinvolgendo nella sua caduta suoni e immagini, analogie e ricordi, significati e sogni, in un movimento che interessa l’esperienza e la memoria, la fantasia e l’inconscio e che è complicato dal fatto che la stessa mente non assiste passiva alla rappresentazione, ma vi interviene continuamente, per accettare e respingere, collegare e censurare costruire e distruggere. Rodari G., “Grammatica della fantasia”