giovedì 3 aprile 2014

Una lettura di “La struttura delle rivoluzioni scientifiche”

La via verso la scienza normale.

Kunh avvia il secondo capito del libro con la definizione di “scienza normale” intesa come una ricerca, stabilmente fondata su uno o più risultati raggiunti dalla scienza del passato, ai quali una particolare comunità scientifica riconosce la capacità di costituire il fondamento della sua prassi ulteriore. Affianca poi la definizione di paradigma, intendendolo come quella famiglia di risultati che possiedono due caratteristiche fondamentali: una sufficiente novità e una sufficiente apertura. La funzione del paradigma è analoga a quella di un verdetto giuridico accettato nel diritto comune, è uno strumento per un'ulteriore articolazione e determinazione sotto nuove o più restrittive condizioni. In caso di assenza di un paradigma o di qualcosa che possa aspirare a tale status, la conoscenza procede per mera raccolta casuale di fatti, che, senza le lenti di un paradigma, appaiono tutti ugualmente rilevanti, e, sebbene questo modo di raccogliere fatti sia essenziale per l'origine di molte scienze, alla lunga porta ad impantanarsi. Nessuna storia naturale può essere infatti interpretata in assenza di un insieme, anche implicito, di credenze metodologiche e teoretiche intrecciate tra di loro che permetta la scelta, la valutazione e la critica. Ma oltre questo impatto del paradigma sul far ricerca se ne individua un secondo questa volta sulla struttura del gruppo che svolge la propria attività in quel campo relativo. Tal volta è proprio l'emergenza di un paradigma che trasforma un gruppo interessato soltanto allo studio della natura in una specializzazione o almeno una disciplina.

La natura della scienza normale.

La scienza normale mira alla conoscenza di quei fatti che il paradigma indica come particolarmente rivelatori accrescendo la misura in cui questi fatti si accordano con le previsioni del paradigma articolando ulteriormente il paradigma stesso. Le operazioni di ripulitura costituiscono l'attività che impegna la maggior parte degli scienziati, e si presenta come un tentativo di forzare la natura entro le caselle prefabbricate e relativamente rigide fornite dal paradigma. Il compito della scienza normale non è affatto quello di scoprire nuovi generi di fenomeni, anzi, spesso sfuggono completamente quelli che non si potrebbero adattare all'incasellamento. Gli scienziati non mirano ad inventare nuove teorie, anzi si mostrano intolleranti verso quelle inventate da altri. La ricerca, nell'ambito della scienza normale è invece rivolta all'articolazione di quei fenomeni e di quelle teorie che sono già fornite dal paradigma.
Ma queste restrizioni si rivelano essenziali allo sviluppo della scienza. Concentrando l'attenzione su un ambito ristretto di problemi, il paradigma costringe gli scienziati a studiare una parte della natura in modo particolareggiato e approfondito. La scienza normale possiede poi un meccanismo interno che assicura il rilassamento delle restrizioni che svincolano la ricerca ogni qualvolta il paradigma da cui derivano cessa di funzionare efficacemente. Gli scienziati cominciano ad assumere un differente comportamento e cambia la natura dei problemi della loro ricerca. Nel frattempo, però, durante il periodo in cui il paradigma ha successo la comunità degli specialisti avrà risolto problemi che i suoi membri avrebbero difficilmente potuto immaginare e non avrebbero mai affrontato se non si fossero appoggiati al paradigma.
Avviandosi alla conclusione della descrizione della scienza normale si possono quindi evidenziare i tre punti focali della ricerca definita normale. In primo luogo vi è quella attività che mira ad aumentare la portata e l'accuratezza dei fatti che il paradigma ha indicato come particolarmente rivelatori della natura delle cose. Affianco a quest'opera si può menzionare quella di progettazione, invenzione, costruzione e impiego di apparati specializzati. Una seconda classe di fenomeni che, grazie all'instaurarsi di un un paradigma, assumono un ruolo rilevante nella scienza normale sono quelli che, pur non avendo un grosso interesse, possono essere messi a confronto con le previsioni ricavate dalla teoria paradigmatica. Il compito di rendere tale accordo più profondo o di trovare nuovi settori in cui possa essere dimostrato un accordo presenta una fida costante all'abilità e l'immaginazione dello sperimentatore e dell'osservatore. Infine è importante menzionare il lavoro empirico intrapreso per articolare la teoria paradigmatica, risolvendo alcune ambiguità che vi sono rimaste e permettendo la soluzione di problemi sui quali essa si era in precedenza limitata a richiamare l'attenzione.

La scienza normale come soluzione di rompicapo
La caratteristica più importante quindi della scienza normale è quindi la scarsa misura in cui essa mira a produrre novità fondamentali. Anzi, nella scienza normale, il risultato finale può essere anticipato, spesso in modo tanto particolareggiato che ciò che resta da conoscere è in se stesso privo di interesse. Portare un problema della ricerca normale alla sua conclusione equivale ad ottenere ciò che si è anticipato in un modo nuovo, e ciò richiede la soluzione di tutta una serie di complessi rompicapi strumentali, concettuali e matematici.

L'anomalia e l'emergere delle scoperte scientifiche
L'attività della scienza normale è considerata quindi un'impresa altamente cumulativa, il suo compito è quello di estendere stabilmente la portata e la precisione della conoscenza scientifica. Non ha lo scopo di trovare novità, ma porta continuamente e ripetutamente alla luce fenomeni nuovi e insospettati,  e continuamente teorie radicalmente nuove sono state escogitate dagli scienziati. Questo parte dal contesto della ricerca scientifica, non da intendersi come un fenomeno isolato, ma come episodio relativamente esteso nel tempo e dotato di una struttura che si ripresenta regolarmente. La scoperta inizia con la presa di coscienza di una anomalia, intesa come una violazione della natura della aspettative suscitate dal paradigma, continua poi con una esplorazione, più o meno estesa, dell'aria dell'anomalia e termina solo quando la teoria paradigmatica è stata riadattata.

La crisi e l'emergere di teorie scientifiche.
I mutamenti prodotti da una scoperta, conseguenza di una anomalia, sono al tempo stesso distruttivi e costruttivi, infatti grazie ad essa gli scienziati potevano spiegare una sfera più vasta di fenomeni naturali e di dare una spiegazione più precisa di alcuni di quelli conosciuti precedentemente, ma questo vantaggio era raggiunto soltanto in seguito all'abbandono di alcune opinioni o di alcuni procedimenti precedentemente accettati. Ciò che muove dalla crisi all'emergere di una nuova teoria è la persistente incapacità dei rompicapi della scienza normale a risolvere i problemi che le si presentano. Il fallimento delle regole esistenti è una necessria preparazione per la ricerca di regole nuove. 

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