martedì 2 dicembre 2014

È ancora possibile la felicità?

Dalle conversazioni e dai libri di alcuni amici miei sono quasi stato indotto a concludere che nel mondo moderno la felicità è diventata impossibile. Trovo però che questa opinione tenda ad essere dissipata dall'introspezione, dai viaggi all'estero e dai discorsi del mio giardiniere. [...] La felicità è di due specie; sebbene, naturalmente, vi siano dei gradi intermedi. Queste possono essere qualificate come semplice e fantasiosa, o animale e spirituale, o dal cuore e dal cervello. [...] Forse il modo più facile di descrivere la differenza tra le due specie di felicità è dire che una specie è accessibile ad ogni essere umano, e l'altra solamente a coloro che sanno leggere e scrivere. Quando ero ragazzo, conoscevo un uomo che scoppiava di felicità, ed era scavatore di pozzi. Era eccezionalmente alto e aveva dei muscoli portentosi; non sapeva né leggere né scrivere. La sua felicità non derivava da fonti intellettuale; non era basata sulla fede nella legge naturale, o sulla perfettibilità della specie, o sulla proprietà pubblica delle utilità pubbliche. [...] La sua felicità era basata sul vigore fisico, sul lavoro assicurato in misura sufficiente, e sulla capacità di abbattere gli ostacoli non insuperabili che gli si presentavano nello scavare la roccia. [...] I piaceri, che derivano dal raggiungimento di uno scopo, esigono all'inizio delle difficoltà tali da far dubitare del successo, sebbene alla fine solitamente lo si consegua. Questa è forse la ragione principale per la quale una stima non eccessiva nelle proprie capacità è una sorgente di felicità. L'uomo che si sottovaluta resta sempre sorpreso di fronte ai suoi successi mentre l'uomo che ha un eccessivo concetto di sé resta altrettanto spesso sorpreso di fronte ai suoi insuccessi. La prima forma di sorpresa è piacevole, la seconda spiacevole. [...] Il cinismo che tanto di frequente si riscontra in occidente nei giovanotti e nelle ragazze che hanno avuto un'educazione superiore, nasce da una combinazione di abitudine alla comodità e di incapacità. L'incapacità fa si che la gente pensi che nulla vale la pena di essere fatto e la vita comoda rende sopportabile questo triste concetto. In altre circostanze, la persona, non essendo né incapace né agiato, diventa un riformatore o un rivoluzionario, non un cinico. Non intendo sostenere, tuttavia, che queste nobili forme di felicità siano le uniche possibile. In realtà esse non sono accessibile che ad una minoranza, poiché richiedono un'abilità e una vastità di interesse che non possono essere molto comuni. Non bisogna credere che soltanto ai grandi scienziati sia possibile trovare piacere nel proprio lavoro. Il piacere de lavoro è accessibile a chiunque possa svolger un'abilità specializzata, purché possa trovare soddisfazione nell'esercizio della sua abilità, senza esigere il plauso universale. [...] La fede in una causa è fonte di felicità per un grande numero di persone. Non alludo soltanto ai rivoluzionari, ai socialisti, ai nazionalisti dei paesi oppressi, e simili; alludo anche ad un'infinità di fedi di specie assai più umile. [...] Coloro che hanno un genuino interesse in un qualsiasi motivo sono provvisti di una occupazione per le loro ore d'ozio, e di un antidoto sicuro contro la sensazione che la vita sia vuota. [...] Manie e passioni innocue, tuttavia, in molti casi, anzi forse nella maggioranza dei casi, non sono una fonte fondamentale di felicità, ma un mezzo di evadere dalla realtà, o di dimenticare momentaneamente qualche cruccio troppo grave per esser affrontato. La felicità fondamentale dipende più di qualunque altra cosa da ciò che si può chiamare un cordiale interesse per le persone e le cose. Un cordiale interesse per le persone è una forma di affetto, ma non l'affetto avido che tende al possesso e che sempre cerca un'enfatica responsione. Quest'ultima forza è molto spesso fonte di infelicità. La forma che favorisce la felicità è quella che ama osservare le persone e trova piacere nelle loro caratteristiche individuali; che desidera fornire uno scopo agli interessi e ai piacere di coloro con i quali viene a contatto, senza desiderare di acquistare potere su di esse, o di assicurarsi la loro entusiastica ammirazione. La persona il cui atteggiamento verso gli altri è sinceramente di questa specie sarà una fonte di felicità e di reciproca gentilezza. I suoi rapporti con gli altri, sia quelli fuggevoli che quelli stabili, soddisfaranno sia i suoi interessi che la sua espansività; non sarà ferito dall'ingratitudine, poiché difficilmente l'incontrerà, e quand'anche questo accadesse, non se ne accorgerebbe. Le stessi idiosincrasie che a un altro uomo darebbero sui nervi fino al punto di esasperarlo, saranno per lui una fonte di bonario divertimento. Egli otterrà senza sforzo risultati che un altro uomo, dopo lunghe battaglie, giudicherà irraggiungibile. Essendo contento dentro di sé, sarà un compagno piacevole, e ciò a sua volta aumenterà la sua felicità. Ma tutto questo deve essere spontaneo. Non deve avere origine da un'idea di sacrificio personale ispirata da un senso del dovere. Il senso del dovere è utile nel lavoro, ma nocivo nei rapporti personali. La gente desidera riuscire simpatica, non essere sopportata con paziente rassegnazione. [...] Ho parlato anche, nell'ultimo paragrafo, di ciò che chiamo un cordiale interesse per le cose. Questa frase può sembrare forzata; si può obbiettare che è impossibile provare della cordialità per le cose. Vi è qualcosa di analogo alla cordialità nella specie di interesse che un geologo ha per le rocce, o un archeologo per le rovine, e questo interesse dovrebbe essere un elemento del nostro atteggiamento verso gli individui o le società. Un interesse per le cose impersonali, sebbene forse meno efficace, quale ingrediente della felicità quotidiana, di un atteggiamento cordiale verso i nostri simili, è tuttavia molto importante. Il mondo è vasto e le nostre forze limitate. Se tutta la nostra felicità dipende completamente dai nostri casi personali, è difficile non domandare alla vita più di quanto esse possa dare. L'uomo che può dimenticare le sue preoccupazioni grazie ad un interesse genuino, poniamo, per il Concilio di Trento, o la storia delle stelle, scoprirà, tornando dalla sua escursione nel mondo impersonale, d'avere acquistato  un equilibrio e una calma che gli rendono possibile affrontare le sue preoccupazioni nel modo migliore, e al tempo stesso avrà sperimentato una felicità reale, anche se temporanea. Il segreto della felicità è questo; fate in modo che i vostri interessi siano il più possibile numerosi e che le vostre reazioni alle cose e alle persone che vi interessano siano il più possibile cordiali anziché ostili. [La conquista della felicità, Russell]

Nessun commento:

Posta un commento