Nella lettura di quanto proposto da Giampaolo Lai (1995) all’interno del testo “La conversazione immateriale” mi hanno colpito alcuni discorsi capaci di chiarire aspetti fondamentali dell’analisi linguistica del parlato e della sua trascrizione. Tali aspetti sono più delle distinzioni che delle definizioni, distinzioni tra i diversi approcci al dato linguistico nella conversazione. Una primo distinguo è tra lettura materiale (la trascrizione che avviene su foglio di carta) e la lettura immateriale quando si rivolge l’attenzione alla propria memoria, nella prima forma di lettura ci troviamo nell’universo visivo materiale, dove abitano i fogli di carta, nel secondo caso ci troviamo nell’universo visivo immateriale, dove le categorie del tempo e dello spazio cessano di avere importanza.
Le conversazioni che accadono in una unità di tempo materiale, tra gli interlocutori, ciascuno dei quali ascolta in diretta le parole dell’altro sono dette conversazioni materiali, tra persone materiali in carne ed ossa abitanti uno spazio materiale ben individuabile, un tempo del calendario e dell’orologio definiti, dove si scambiano parole e silenzi suscettibili di venir registrati in un qualsiasi registratore
Terminata la conversazione materiale catturata dal registratore, dopo un’ora, un giorno, un mese, il Conversazionalista può premere l’apposito pulsante per riudire quanto è stato detto. Questa forma di conversazione non è più identica alla prima, in quanto sono andati perduti, rispetto all’ascolto in diretta della conversazione materiale, alcuni elementi di pertinenza soprattutto dei canali sensoriali visivi, come cenestesici e olfattivi. Non vi è più l’immagine retinica dell’interlocutore a fare da contesto alle parole scambiate, cessano di esistere le suggestioni derivanti dal profumo, dalla bellezza e dalla mimica di chi parla. Ma sono conservati quasi tutti i silenzi, le parole, sui quali il Conversazionalista può provare a cogliere elementi che sono sfuggiti nell’ascolto in diretta.
Ancora più forte è il salto che la conversazione fa, o il salto che le viene imposto, nel passaggio dal nastro registrato al trascritto, su dei fogli di carta o su un computer. Vi è un salto dall’universo acustico all’universo visivo, un salto irreversibile malgrado la possibilità di corredare le parole del testo trascritto con opportuni indicatori o simboli prosodici, dello stesso genere di quelli scritti in corsivo dall’autore di un’opera teatrale a uso degli attori e del regista. Tuttavia, nel testo scritto, la musica, il ritmo, il timbro, le cantilene assolutamente tipici della persona parlante, come potrebbero essere le sue impronte digitali, sono perduti. Lai evidenzia così tre salti, separati l’uno dall’altro da intervalli più o meno lunghi, ore, giorni mesi, i salti dalla conversazione materiale originale all’ascolto materiale, delle conversazione registrata su microcassetta, alla lettura materiale del testo della conversazione trascritta su carta o sul display di un computer.
Ma queste distinzioni non sono le ultime, mentre il Conversazionalista ascolta le parole che via via vengono dette, nell’universo materiale acustico, il Conversazionalista nello stesso tempo legge, in differita, nell’universo visivo immateriale, nei floppy disk della sua memoria, le parole che gli sono state dette, e che ha ascoltato, in diretta, un istante, qualche secondo prima. Così la mente del Conversazionalista, oscilla in due universi, come oscilla la vista nelle figure ambigue, o vaso o volto, mai tutte due assieme, tra l’universo materiale acustico e l’universo immateriale visivo.
Da quanto detto, dovrebbe risultare abbastanza chiaro che il passaggio, dall’ascolto del testo nell’universo acustico della conversazione materiale, alla lettura, nell’universo visivo della conversazione immateriale, del trascritto in qualche memoria, non è dello ordine di una traduzione, da una lingua ad un’altra, di un oggetto che resta il medesimo. Il salto di cui stiamo parlando ci porta da un universo ad un altro universo funzionalmente eterogeneo rispetto al primo, ciascuno dei due essendo retto da leggi e basandosi su categorie estranee o opposte a quelle dell’altro. Intanto, l’universo acustico dell’ascolto materiale è dominato dalla categoria del tempo, del tempo materiale cronologico, del calendario e dell’orologio, in cui i fonemi prendono corpo e vita per muoversi nei canali acustici dove variamente combinandosi producono suoni e musiche particolari. L’universo della lettura immateriale è invece dominato dalla categoria dello spazio, in cui i grafemi balzano agli occhi nell’istante limite del flash. Se anche le parole che si concatenano nelle frasi e nei periodi sono rette dalla consecutio temporum, si tratta di un tempo logico, non cronologico, nell’universo visivo immateriale. Ma, soprattutto, nell’universo acustico dell’ascolto materiale è questione di concrete persone materiali, in carne e ossa, tra le quali avvengono azioni materiali, concrete, inserite nello spazio fisico e nel tempo materiale. Nell’universo visivo della lettura immateriale è questione di soggetti grammaticali e di predicati verbali. E’ il salto dall’universo abitato da persone concrete e dalle loro azioni, all’universo dei soggetti grammaticali e dei predicati verbali, che sancisce il salto decisivo tra conversazione materiale e la conversazione immateriale [riadattamento da: La conversazione Immateriale, Giampaolo Lai, 1995]
Le conversazioni che accadono in una unità di tempo materiale, tra gli interlocutori, ciascuno dei quali ascolta in diretta le parole dell’altro sono dette conversazioni materiali, tra persone materiali in carne ed ossa abitanti uno spazio materiale ben individuabile, un tempo del calendario e dell’orologio definiti, dove si scambiano parole e silenzi suscettibili di venir registrati in un qualsiasi registratore
Terminata la conversazione materiale catturata dal registratore, dopo un’ora, un giorno, un mese, il Conversazionalista può premere l’apposito pulsante per riudire quanto è stato detto. Questa forma di conversazione non è più identica alla prima, in quanto sono andati perduti, rispetto all’ascolto in diretta della conversazione materiale, alcuni elementi di pertinenza soprattutto dei canali sensoriali visivi, come cenestesici e olfattivi. Non vi è più l’immagine retinica dell’interlocutore a fare da contesto alle parole scambiate, cessano di esistere le suggestioni derivanti dal profumo, dalla bellezza e dalla mimica di chi parla. Ma sono conservati quasi tutti i silenzi, le parole, sui quali il Conversazionalista può provare a cogliere elementi che sono sfuggiti nell’ascolto in diretta.
Ancora più forte è il salto che la conversazione fa, o il salto che le viene imposto, nel passaggio dal nastro registrato al trascritto, su dei fogli di carta o su un computer. Vi è un salto dall’universo acustico all’universo visivo, un salto irreversibile malgrado la possibilità di corredare le parole del testo trascritto con opportuni indicatori o simboli prosodici, dello stesso genere di quelli scritti in corsivo dall’autore di un’opera teatrale a uso degli attori e del regista. Tuttavia, nel testo scritto, la musica, il ritmo, il timbro, le cantilene assolutamente tipici della persona parlante, come potrebbero essere le sue impronte digitali, sono perduti. Lai evidenzia così tre salti, separati l’uno dall’altro da intervalli più o meno lunghi, ore, giorni mesi, i salti dalla conversazione materiale originale all’ascolto materiale, delle conversazione registrata su microcassetta, alla lettura materiale del testo della conversazione trascritta su carta o sul display di un computer.
Ma queste distinzioni non sono le ultime, mentre il Conversazionalista ascolta le parole che via via vengono dette, nell’universo materiale acustico, il Conversazionalista nello stesso tempo legge, in differita, nell’universo visivo immateriale, nei floppy disk della sua memoria, le parole che gli sono state dette, e che ha ascoltato, in diretta, un istante, qualche secondo prima. Così la mente del Conversazionalista, oscilla in due universi, come oscilla la vista nelle figure ambigue, o vaso o volto, mai tutte due assieme, tra l’universo materiale acustico e l’universo immateriale visivo.
Da quanto detto, dovrebbe risultare abbastanza chiaro che il passaggio, dall’ascolto del testo nell’universo acustico della conversazione materiale, alla lettura, nell’universo visivo della conversazione immateriale, del trascritto in qualche memoria, non è dello ordine di una traduzione, da una lingua ad un’altra, di un oggetto che resta il medesimo. Il salto di cui stiamo parlando ci porta da un universo ad un altro universo funzionalmente eterogeneo rispetto al primo, ciascuno dei due essendo retto da leggi e basandosi su categorie estranee o opposte a quelle dell’altro. Intanto, l’universo acustico dell’ascolto materiale è dominato dalla categoria del tempo, del tempo materiale cronologico, del calendario e dell’orologio, in cui i fonemi prendono corpo e vita per muoversi nei canali acustici dove variamente combinandosi producono suoni e musiche particolari. L’universo della lettura immateriale è invece dominato dalla categoria dello spazio, in cui i grafemi balzano agli occhi nell’istante limite del flash. Se anche le parole che si concatenano nelle frasi e nei periodi sono rette dalla consecutio temporum, si tratta di un tempo logico, non cronologico, nell’universo visivo immateriale. Ma, soprattutto, nell’universo acustico dell’ascolto materiale è questione di concrete persone materiali, in carne e ossa, tra le quali avvengono azioni materiali, concrete, inserite nello spazio fisico e nel tempo materiale. Nell’universo visivo della lettura immateriale è questione di soggetti grammaticali e di predicati verbali. E’ il salto dall’universo abitato da persone concrete e dalle loro azioni, all’universo dei soggetti grammaticali e dei predicati verbali, che sancisce il salto decisivo tra conversazione materiale e la conversazione immateriale [riadattamento da: La conversazione Immateriale, Giampaolo Lai, 1995]
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