martedì 31 gennaio 2012

Riepilogo

Un breve riepilogo di quanto esposto in questi mesi: In primo luogo si è parlato di come le parole siano "metri di automisura", ossia di come si riferiscano unicamente a sé stesse nell'universo testuale, diversamente da eventi mentali e fisici che appartengono ad universi extratestuali. Successivamente, nell'ambito della linguistica cognitiva, si è cercato di inserire in una cornice teorica i collegamenti interuniversali attraverso la nozione di operazioni di costruzione.
Si è cercato, attraverso uno scritto di Frege di fare luce sulle relazioni che intercorrono tra i diversi aspetti del linguaggio (segni, significato, senso e rappresentazione) e successivamente è stata presentata la categorizzazione, fondata sul paradigma adposizionale costruttivo, che permette di assegnare i diversi gruppi morfemici di un testo a quattro categorie fondamentali: verbanti (le azioni), stativi (gli enti), circostanziali (i modificatori dei verbanti) e aggiuntivi (i modificatori degli stativi).
Sono stati poi approfonditi alcuni aspetti teorici particolarmente importanti: lo statuto ontologico ed epistemologico della parola, il metodo Freudiano di analisi dei fenomeni mentali e alcune osservazioni epistemologiche sulla struttura della teoria freudiana.
Dopo queste precisazioni teoriche è stata presentata una modalità di analisi grammaticale del trascritto, discusse le convergenze tra contenuto e struttura del testo, finendo poi per presentare le categorie di analisi grammaticale normative proposte dal Conversazionalismo.
Si è passati ad una modalità di analisi basata su marcatori verbali presentando il modello del ciclo terapeutico di Mergenthaler. Si è deciso, prima di presentare una analisi del trascritto basato su una grammatica descrittiva, poi di approfondire una critica all'analisi del trascritto in psicoterapia.
Infine, conclude questo riepilogo una analisi delle distinzioni fondamentali che si possono ritrovare fra le diverse tipologie di conversazione e le diverse modalità di percezione della conversazione.

Bibliografia

  • Analisi conversazionale costruttiva: Per una applicazione alla psicoterapia Federico Gobbo, 2011
  • Constructive Adpositional Grammars: Foundations of Constructive Linguistics Federico Gobbo, Marco Benini 2011)
  • La ricerca in psicoterapia, Dazzi, Lingiardi 2006
  • Alcune osservazioni epistemologiche sulla struttura della teoria freudiana, Nicolò Gaj e Giuseppe lo Dico, 2008
  • Costruzioni nell'analisi, Freud 1937
  • Creare il mondo sociale, Searle 2010
  • Strumenti per l'analisi dei testi. Introduzione all'uso di T-Lab Lancia F. 2004
  • L'analisi computerizzata del processo terapeutico M. Casonato, F. Gallo 2005
  • La conversazione Immateriale G. Lai 1995
  • Linguistica cognitiva Croft W., Cruse D. 2004
  • Il cambiamento imperfetto P. Colucci 2000
  • I discorsi dei media e la psicologia sociale M, Mazzara 2008

lunedì 30 gennaio 2012

Ulteriori distinzioni: la lettura cinestetica

Lo scritto di oggi si discosta dalla consuetudine stilistica che ho deciso di operare in questo blog, ossia di parlare esclusivamente per citazioni, o comunque leggeri riadattamenti di testi altrui.
Si tratta di poche precisazioni, o meglio ulteriori distinzioni a partire da quelle fondamentali rintracciate nell'ambito del Conversazionalismo fra conversazione materiale e conversazione immateriale. La prima si rifà alla conversazione tra due interlocutori in carne ossa, in un tempo e luogo definiti, la seconda invece riguarda la conversazione in differita, quando il Conversazionalista rivolge l'attenzione a conversazioni passate conservate nella propria memoria o su di un trascritto. In questo caso ci si ritrova in un universo eterogeneo al primo, dove lo spazio perde di importanza e il tempo cronologico lascia spazio al tempo logico.
Da questa distinzione appare chiaro che gli elementi ai quali il Conversazionalista presta attenzione cambiano: all'interno dell'universo immateriale sono le morfologie grammaticali ad avere importanza, si rivolge l'attenzione alla forma grafica del trascritto, a particolari ricorsività nell'uso dei tempi verbali e dei modi, alla predilezione per le principali o per le subordinate e per il tipo di subordinata, sia finale, causale, temporale o modale.
Le categorie utilizzate per codificare il trascritto sono quelle dalla grammatica normativa o qualora si preferisse di una grammatica descrittiva utilizzando modelli propri della linguistica cognitiva o il paradigma generativo-trasformazionale Chomskyano.
Ma in questa sede vorrei porre l'attenzione ai canali sensoriali attraverso i quali le parole vengono recepite dall'ascoltatore. Nella conversazione materiale, quando si ascoltano in diretta le parole dell'altro, le afferenze sensoriali sono primariamente uditive nel il contesto delle afferenze visive (la posizione e la mimica dell'altro oltre ad alcune caratteristiche del suo vestiario e del portamento ad esempio). Quando il Conversazionalista riprende in mano un foglio di carta su cui è stato trascritto il contenuto della conversazione, avviene una perdita, o un salto, fondamentale: le afferenze uditive vengono perse, e le afferenze visive hanno il ruolo primario, è la forma del trascritto a suggerire il senso del discorso, la punteggiatura, i segni prosodici fanno da contesto alla lettura.
Rimangono altre due forme di ascolto eterogenee rispetto alle prime due, in particolare quando il Conversazionalista riprende dalla propria memoria conversazioni passate, magari da pochi secondi, quando ancora sta ascoltando le parole del suo interlocutore e contemporaneamente rivolge l'attenzione alle parole appena dette, alla loro declinazione, ai modi verbali e ai loro tempi.
Questa forma di percezione, il ricordare, si discosta dalle precedenti, è ad appannaggio del solo pensiero e su come questa forma di conversazione interiore si svolga, e quali sensi siano in gioco, è per me un mistero e oggetto di interesse. Ma un'ultima forma di lettura o di ascolto della conversazione colpisce la mia attenzione: quando il Conversazionalista riascoltando le parole del proprio interlocutore le trascrive su di un foglio di carta, oppure a partire da un trascritto le ordina secondo le categorie di analisi che ha deciso di adoperare. Questa forma di lettura non è riconducibile a quelle precedenti, in questo caso la conversazione non chiama in causa solo le afferenze uditive e visive, ma anche le efferenze cinestetiche, il muovere il braccio, la mano su di un foglio di carta o sulla tastiera di un computer, metaforicamente le parole scorrono dai sensi lungo il corpo, con una incognita influenza che non sento trascurabile.


venerdì 27 gennaio 2012

La conversazione materiale e immateriale

Nella lettura di quanto proposto da Giampaolo Lai (1995) all’interno del testo “La conversazione immateriale” mi hanno colpito alcuni discorsi capaci di chiarire aspetti fondamentali dell’analisi linguistica del parlato e della sua trascrizione. Tali aspetti sono più delle distinzioni che delle definizioni, distinzioni tra i diversi approcci al dato linguistico nella conversazione. Una primo distinguo è tra lettura materiale (la trascrizione che avviene su foglio di carta) e la lettura immateriale quando si rivolge l’attenzione alla propria memoria, nella prima forma di lettura ci troviamo nell’universo visivo materiale, dove abitano i fogli di carta, nel secondo caso ci troviamo nell’universo visivo immateriale, dove le categorie del tempo e dello spazio cessano di avere importanza.
Le conversazioni che accadono in una unità di tempo materiale, tra gli interlocutori, ciascuno dei quali ascolta in diretta le parole dell’altro sono dette conversazioni materiali, tra persone materiali in carne ed ossa abitanti uno spazio materiale ben individuabile, un tempo del calendario e dell’orologio definiti, dove si scambiano parole e silenzi suscettibili di venir registrati in un qualsiasi registratore
Terminata la conversazione materiale catturata dal registratore, dopo un’ora, un giorno, un mese, il Conversazionalista può premere l’apposito pulsante per riudire quanto è stato detto. Questa forma di conversazione non è più identica alla prima, in quanto sono andati perduti, rispetto all’ascolto in diretta della conversazione materiale, alcuni elementi di pertinenza soprattutto dei canali sensoriali visivi, come cenestesici e olfattivi. Non vi è più l’immagine retinica dell’interlocutore a fare da contesto alle parole scambiate, cessano di esistere le suggestioni derivanti dal profumo, dalla bellezza e dalla mimica di chi parla. Ma sono conservati quasi tutti i silenzi, le parole, sui quali il Conversazionalista può provare a cogliere elementi che sono sfuggiti nell’ascolto in diretta.
Ancora più forte è il salto che la conversazione fa, o il salto che le viene imposto, nel passaggio dal nastro registrato al trascritto, su dei fogli di carta o su un computer. Vi è un salto dall’universo acustico all’universo visivo, un salto irreversibile malgrado la possibilità di corredare le parole del testo trascritto con opportuni indicatori o simboli prosodici, dello stesso genere di quelli scritti in corsivo dall’autore di un’opera teatrale a uso degli attori e del regista. Tuttavia, nel testo scritto, la musica, il ritmo, il timbro, le cantilene assolutamente tipici della persona parlante, come potrebbero essere le sue impronte digitali, sono perduti. Lai evidenzia così tre salti, separati l’uno dall’altro da intervalli più o meno lunghi, ore, giorni mesi, i salti dalla conversazione materiale originale all’ascolto materiale, delle conversazione registrata su microcassetta, alla lettura materiale del testo della conversazione trascritta su carta o sul display di un computer.
Ma queste distinzioni non sono le ultime, mentre il Conversazionalista ascolta le parole che via via vengono dette, nell’universo materiale acustico, il Conversazionalista nello stesso tempo legge, in differita, nell’universo visivo immateriale, nei floppy disk della sua memoria, le parole che gli sono state dette, e che ha ascoltato, in diretta, un istante, qualche secondo prima. Così la mente del Conversazionalista, oscilla in due universi, come oscilla la vista nelle figure ambigue, o vaso o volto, mai tutte due assieme, tra l’universo materiale acustico e l’universo immateriale visivo.
Da quanto detto, dovrebbe risultare abbastanza chiaro che il passaggio, dall’ascolto del testo nell’universo acustico della conversazione materiale, alla lettura, nell’universo visivo della conversazione immateriale, del trascritto in qualche memoria, non è dello ordine di una traduzione, da una lingua ad un’altra, di un oggetto che resta il medesimo. Il salto di cui stiamo parlando ci porta da un universo ad un altro universo funzionalmente eterogeneo rispetto al primo, ciascuno dei due essendo retto da leggi e basandosi su categorie estranee o opposte a quelle dell’altro. Intanto, l’universo acustico dell’ascolto materiale è dominato dalla categoria del tempo, del tempo materiale cronologico, del calendario e dell’orologio, in cui i fonemi prendono corpo e vita per muoversi nei canali acustici dove variamente combinandosi producono suoni e musiche particolari. L’universo della lettura immateriale è invece dominato dalla categoria dello spazio, in cui i grafemi balzano agli occhi nell’istante limite del flash. Se anche le parole che si concatenano nelle frasi e nei periodi sono rette dalla consecutio temporum, si tratta di un tempo logico, non cronologico, nell’universo visivo immateriale. Ma, soprattutto, nell’universo acustico dell’ascolto materiale è questione di concrete persone materiali, in carne e ossa, tra le quali avvengono azioni materiali, concrete, inserite nello spazio fisico e nel tempo materiale. Nell’universo visivo della lettura immateriale è questione di soggetti grammaticali e di predicati verbali. E’ il salto dall’universo abitato da persone concrete e dalle loro azioni, all’universo dei soggetti grammaticali e dei predicati verbali, che sancisce il salto decisivo tra conversazione materiale e la conversazione immateriale [riadattamento da: La conversazione Immateriale, Giampaolo Lai, 1995]

mercoledì 18 gennaio 2012

Un esempio di analisi descrittiva del testo

Precedentemente ho trattato dell'analisi grammaticale del trascritto secondo le metodologie proprie del Conversazionalismo, in questa sede vorrei proporre una analisi del medesimo caso condotta attraverso una grammatica descrittiva in contrapposizione ad una analisi grammaticale normativa. Sui possibili vantaggi che questa metodologia alternativa comporta discuterò in un'altra sede. In questo caso vorrei focalizzare l'attenzione su un particolare approccio al trascritto basato sulla linguistica cognitiva ed elaborato nel testo Constructive Adpositional Grammars: Foundations of Constructive Linguistics (Gobbo, Benini 2011), per una sua prima applicazione al trascritto clinico: Analisi conversazionale costruttiva: Per una applicazione alla psicoterapia (Gobbo, 2011).



Verbante

Valenza

X

Y

Z




So

ricorda

sono tagliato

sono rimasti

ero venuto

avevo sospeso

sono rimasto

fare

non fare

è trascinata

avevo detto

avevo avuto

avevano tranquillizzato

dicendo

era

sono venuti

hanno dovuto asportare

è

è

hanno fatto

stanno facendo

dovrebbe finire

è

ho capito

non è

speriamo

siano andate

sono andate

speriamo

faccia


(Io)

lei

(Io)

Loro

Io

(Io)

(Io)

-

-

La cosa

(Io)

(Io)

Loro

Loro

Tutto

Linfonodi

Loro

La situazione

Essa

Loro

Loro

Essa

Essa

(Io)

Essa

Noi

metastasi

esse

noi

terapia

Se ricorda

-

i capelli

-

-

-

-

-

-

Se stessa

avevo avuto melanoma

una operazione

-

-

a posto

fuori

-

grigia

metastasi

-

una chemioterapia

-

un ciclo

-

una terapia

altre metastasi

in giro

ci

-

fuori

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

a lei

-

a me

a me

-

-

-

-

-

a me

a me

-

-

-

-

-

-

-

-

-



Tabella 1: Il punto di arrivo di un’Analisi Conversazionale Costruttiva.

La tab. 1 rappresenta il punto di arrivo di una analisi conversazionale costruttiva, in questo caso ci si è limitati ad inserire solo alcuni degli aspetti che questa analisi mette in evidenza. Come espresso in precedenza, il verbante rappresenta il parallelo percettivo di un’azione, di un movimento. X, Y e Z rappresentano invece i referenti (gli oggetti e persone) che abitano questo spazio e saturano la valenza del verbo. Per raggiungere questa tabella si è prima passati ad evidenziare tutti i verbanti del testo, una volta identificati si è passati ad attribuire un punteggio di valenza, ossia ad osservare quanti referenti ammette quel particolare verbo. Una volta identificato tale valore con l’ausilio di un vocabolario [Gobbo, 2011], si ricerca all’interno di ogni enunciato retto da quel particolare verbante i referenti corrispondenti. Segnandoli rispettivamente alla colonna che gli compete, X quando rappresentano il soggetto, Y quando rappresentano l’oggetto e Z quando rappresentano beneficiario di un’azione. Anche in questo caso si nota, subito e a colpo d’occhio, come fra gli attanti X dopo il 12 verbante, non compare più l’Io, mentre si popola di loro, linfonodi, situazioni etc. L’agenticità non è più dell’io, ma dell’altro, e l’io per ben tre volte, viene rilegato al ruolo di Attante Z, che come diremo rappresenta il dativo per la grammatica tradizionale, mentre per quella cognitiva rappresenta l’ente che vede modificato il proprio status dal processo messo in atto dall’Agente. Vediamo quindi come l’analisi conversazionale costruttiva, fra i diversi aspetti di un trascritto, rende esplicita l’afferenza o meno dei predicati all’io delle frasi, ma oltre ad evidenziare questo, permette di osservare come si comportano gli altri attanti nel discorso, non è più solo questione di soggetti, ma anche di oggetti e beneficiari di una predicazione.

La tabella in allegato rappresenta un esempio, per praticità di presentazione sintetico di analisi CoCAL. Per ora non è necessario conoscere il significato dell’intestazione o dei diversi simboli presenti nelle colonne Adp. Basti sapere che, i gruppi morfemici che si trovano a livelli maggiori, sono gruppi morfemici ai quali il soggetto solitamente assegna più importanza, in termini propri della Linguistica Cognitiva ai quali il soggetto assegna la salienza maggiore. Inoltre sono i gruppi morfemici che il soggetto ha specificato e dettagliato in misura maggiore. E’ suggestivo, nello spazio visivo della conversazione, notare come, anche in questo caso a partire dal verbante evidenziato “avevo avuto una piccola operazione per un melanoma” la struttura stessa della narrazione cambia, in precedenza compatta, formata da frasi semplici puntuali, successivamente diventa più articolata, ogni singolo elemento della scena viene maggiormente dettagliato e posto in una posizione di salienza sempre maggiore.

Le frasi, prima una isolata dall’altra, vengono ora incastonate una dentro l’altra, come nel tentativo di riempire la scena di dettagli, dettagli che finiscono per confondere la narrazione più che per migliorarla. Suggestive sono in questo senso le immagini collocate ai livelli di salienza più alta: “Non è una terapia sicura” e “la situazione è un pochino grigia”; queste sono il risultato di due catene di traslazione nelle quali nel tentativo di fornire spiegazione su spiegazione, dettaglio su dettaglio, Lucio termina sempre allo stesso punto, in uno scenario di incertezza e indeterminazione, che è il solo oggetto della sua attenzione, il referente al quale implicitamente e inconsapevolmente Lucio assegna maggiore importanza.

La morte del soggetto grammaticale

Totale N = 94

Reggenza N = 6 = 6 %

Attanzialità N = 33 = 35.%

Agenti = 9 = 10%

Oggetti = 22 = 23 %

Termine = 3 = 3%

Modificazione N = 49 = 52%

Circostanziali = 40 = 42%

Aggiuntivi = 9 = 10%

Questo calcolo delle frequenze dei gruppi morfemici utilizzati dal parlante ci informa sulle sue modalità linguistiche di organizzazione della scena percettiva che sta narrando. Riprendendo la tassonomia a quattro caratteri grammaticali (Verbanti, Attanti, Circostanziali e Aggiuntivi), paralleli linguistici di movimenti, personaggi, circostanze e caratteristiche dei personaggi emergono alcune peculiarità di questa modalità narrativa. Il soggetto sembra polarizzare la sua narrazione nella modificazione (52%) degli eventi che sta raccontando, ossia è concentrato sul contesto di quanto dice più che sul ciò che sta effettivamente accadendo. In particolare, nella sua modalità di descrizione degli eventi appare concentrato presentemente sulle circostanze (Circostanziali = 42%) che sulle caratteristiche degli Attanti (Aggiuntivi = 9%).

Approfondendo l’analisi, dividiamo in 2 parti il segmento di testo analizzato, in particolare analizzando assieme i periodi che si sviluppano intorno ai reggenti 1, 2, 3, 6 (caratterizzati dalla presenza dell’io) e 4 e 5 (caratterizzate dall’eclissi dell’io).

Eclissi dell’io

Presenza dell’io

Totale = 51

Reggenti = 2 = 4%

Attanti = 17 = 33%

X= 12 = 24%

Y = 14 = 27%

Modificatori = 32 = 63%

ESUI = 26 = 51%

ASUO = 6 = 12%

Totale = 40

Reggenti = 3 = 7 %

Attanti = 19 = 47 %

X = 10 = 25%

Y = 9 22%

Modificatori =18 = 45%

ESUI = 15 = 37%

ASUO = 3 = 8%

Da questo confronto appare lecito ipotizzare una relazione fra tasso di modificazione circostanziale ed eclissi dell’io, almeno per quanto riguarda questo parlante. Infatti sembra ipotizzabile che assieme alla scomparsa dell’agenticità all’interno del discorso avvenga uno spostamento sulle circostanze della narrazione, più che sui referenti e le azioni che in questa narrazione vengono descritte. La stessa struttura grammaticale cambia, il soggetto organizza durante l’eclissi dell’io 51 gruppi morfemici su due reggenti, con tasso di reggenza quindi del 4%, viceversa, tale tasso di reggenza quasi raddoppia in presenza dell’io, dove su 40 gruppi morfemici i reggenti sono tre (7% su 40 gruppi morfemici) [Tesi Magistrale: Geometrie Grammaticali, Preziosi R, 2011].

giovedì 5 gennaio 2012

Una critica all’analisi del trascritto in psicanalisi

- Una volta che il testo della seduta è reso pubblico il materiale può essere letto da infiniti punti di vista quindi abbiamo tanti testi quanti sono i lettori.

Questo argomento è sostenuto dalla corrente di pensiero ermeneutica della psicoanalisi. In risposta a questa posizione gli autori sottolineano innanzitutto che l’ermeneutica è una disciplina che si basa sull’interpretazione di un testo e che senza i trascritti delle sedute vedrebbe a mancare proprio il testo su cui gli ermeneutico poggiano le loro posizioni. Mancherebbe dunque la fonte primaria, il testo della seduta, da sottoporre a critiche e interpretazioni secondo i loro metodi e si disporrebbe solo di fonti di seconda mano rappresentate dai resoconti clinici forniti dal terapeuta.

Inoltre anche le affermare che la psicanalisi è una disciplina ermeneutica non elude la necessità della ricerca empirica. Infatti sia gli assunti fondamentali, sia le controversie generate da differenti interpretazioni richiedono una verifica empirica per essere convalidati. Il richiamo ermeneutico alla centralità dell’interpretazione della soggettività non devo portare alla conclusione per cui necessariamente si arriverà a cuna condizione in cui avremo tanti testi quanti sono i lettori. Infatti l’interpretazione è sempre disciplinata da standard o regole interpretative condivise da un gruppo di analisti o da una scuola di pensiero. E’ importante però che gli standard, i dati e le regole su cui gli analisti in questione si sono formati siano resi pubblici. [La ricerca in psicoterapia, Dazzi, Lingiardi 2006]

martedì 3 gennaio 2012

L'analisi del trascritto terapeutico tramite marcatori verbali

Questo testo vuole rappresentare una breve sintesi delle metodologie di codifica del testo elaborate da Mergenthaler nello studio dei cicli terapeutici. Il modello proposto mira a fornire uno strumento informatico in grado di evidenziare all’interno del trascritto i momenti chiave o le buone ore, sinonimo di insight. Tali momenti risultano essere quei momenti nei quali una struttura resistente al cambiamento si sgretola all’interno della mente del paziente permettendogli di proseguire in modo nuovo nei suoi discorsi. All’interno del modello sono prese in considerazione 4 variabili: Emozione, Astrazione, Polarità emotiva (positiva o negativa) e stile narrativo. Centrale nella comprensione del modello di Mergenthaler è il fatto che non è una particolare configurazione statica nel tempo di queste variabili a segnalarci la buona ora che è al contrario segnalata da un particolare pattern in cui valori significativi di queste variabili si presentano in un preciso ordine temporale. Scopo di questo breve elaborato di sintesi è evidenziare le modalità attraverso le quali sono stati costruiti i dizionari usati nella codifica automatica del trascritto.