lunedì 13 gennaio 2014

Il trauma della lingua

Prima di passare alla lettura di quanto Laurent scrive sulla lingua nel soggetto autistico, ripropongo alcune righe che un soggetto autistico e uno schizofrenico scrivono sulla loro relazione con la lingua. 

Qualcosa deve estrarsi dal corpo affinché un elemento diverso possa poi entrare nella lingua del soggetto. Così saranno dei circuiti, delle catene eterogenee (fatte di suoni, di oggetti, di azioni...) a permettere al soggetto autistico di costruire un accesso a uno spazio soggettivo supportato dall'utilizzo di elementi che hanno la funzione di spostare il bordo del suo "dizionario topologico personale" Al fine di fondare un rinnovato approccio psicoanalitico dell'autismo è essenziale partire dalla lettura proposta da J. A. Miller dell'Uno di godimento nell'insegnamento di Lacan. Cominciamo semplicemente a distinguere la struttura di questi fenomeni nella psicosi e nell'autismo. Nella psicosi c'è un disturbo nella catena tra due significanti, S1 e S2, a causa della rottura dell'articolazione tra l'uno e l'altro, e più precisamente nella scomposizione dei fenomeni che li strutturano in quanto messaggi. Le interferenze e le rotture a livello del messaggio, così come le interruzioni o gli sbarramenti identificati da Kreapelin nella schizofrenia, sono fondamentali in ogni patologia allucinatoria. Nell'autismo questa interruzione del messaggio non è identificabile, i fenomeni di rottura non risultano in primo piano. Si tratta piuttosto della ripetizione di uno stesso significante Uno, di un S1, radicalmente separato da qualunque altro significante, che non rinvia quindi ad alcun S2, ma che produce comunque un effetto di godimento, manifestato da questa stessa ripetizioni. Riferendosi al modo in cui manipola le lettere, S. Barron rileva che, per lui, le lettere dovevano essere "una e una", con una separazione netta tra di loro. Era una lista senza riferimenti, una ripetizioni, o più precisamente, per usare l'espressione di Miller, una pura reiterazione. Come S. Barron dimostra, questa reiterazione senza senso aveva in particolare la funzione di alleviare la sua angoscia, "il suono forte e chiaro di quelle lettere cancellava tutte le preoccupazioni" e gli dava "un senso di potere" perché "poche persone sapevano queste cose che eccitavano tanto".
Se questa reiterazione sussiste con tale forza è perché l'Uno di godimento non si cancella per il soggetto situato enl campo coperto dallo spettro degli autismi. Siccome la traccia dell'evento corpo non può essere intaccata dalla benché minima cancellazione, ogni singola parola può suscitare terrore. Il significante, avendo un impatto senza mediazione sul corpo, ha come effetto una ripercussione massiccia ed immediata, quasi istantanea sul corpo del soggetto. L'evento di corpo accompagna l'inserimento del soggetto nel campo del linguaggio. Una parola pronunciata e rivolta al bambino lo sottopone ad un orrore particolato, così come aveva detto Lacan nella sua conferenza di Ginevra sul sintomo. L'atto di nominazione, concepito come nominazione di un oggetto esterno, fa dimenticare che la nominazione traumatica è quella che riguarda il soggetto. Chi è il "corpo" a cui viene così intimato di rispondere. La nominazione "tu sei" lascia il soggetto autistico indifferente, ostile, minacciato... in preda a sentimenti indefinibili ma soprattutto indifeso. Questo altrove radicale è la traccia sul corpo di un'impronta impossibile da trattare se non estraendola. Essa è inseparabile da un "troppo di eccitazione" che invade il corpo. Una volta nominato, il corpo non può dimenticare la sua inclusione nel bagno del linguaggio. Questa impossibilità di cancellare l'Uno marchia il corpo come corpo che gode di se stesso, al di là del principio di piacere. Troviamo così la traccia di questo evento traumatico originario che è l'inscrizione del bagno del linguaggio sul copro. A questo livello, non si tratta di codici, né di messaggi, né di un linguaggio separato dalla lingua. Questo è un livello della lingua in cui gli equivoci abbandono pericolosamente. Lacan, avvicinandola alla lallazione dell'infans, l'ha chiamata lalingua. Il modo con cui il soggetto autistico tratta questa profusione lallativa, consiste nel volerla ridurre all'Uno della lettera che si ripete, inclusa o no nel campo della parola, vocalizzata o ripetuta in silenzio. L'uno si ripete, ma senza riuscire ad affrontare la proliferazione degli "equivoci reali" della lingua. [La battaglia dell'autismo, Laurent]

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