Prima di passare alla lettura di quanto Laurent scrive sulla lingua nel soggetto autistico, ripropongo alcune righe che un soggetto autistico e uno schizofrenico scrivono sulla loro relazione con la lingua.
Qualcosa deve estrarsi dal corpo affinché un elemento diverso possa poi entrare nella lingua del soggetto. Così saranno dei circuiti, delle catene eterogenee (fatte di suoni, di oggetti, di azioni...) a permettere al soggetto autistico di costruire un accesso a uno spazio soggettivo supportato dall'utilizzo di elementi che hanno la funzione di spostare il bordo del suo "dizionario topologico personale" Al fine di fondare un rinnovato approccio psicoanalitico dell'autismo è essenziale partire dalla lettura proposta da J. A. Miller dell'Uno di godimento nell'insegnamento di Lacan. Cominciamo semplicemente a distinguere la struttura di questi fenomeni nella psicosi e nell'autismo. Nella psicosi c'è un disturbo nella catena tra due significanti, S1 e S2, a causa della rottura dell'articolazione tra l'uno e l'altro, e più precisamente nella scomposizione dei fenomeni che li strutturano in quanto messaggi. Le interferenze e le rotture a livello del messaggio, così come le interruzioni o gli sbarramenti identificati da Kreapelin nella schizofrenia, sono fondamentali in ogni patologia allucinatoria. Nell'autismo questa interruzione del messaggio non è identificabile, i fenomeni di rottura non risultano in primo piano. Si tratta piuttosto della ripetizione di uno stesso significante Uno, di un S1, radicalmente separato da qualunque altro significante, che non rinvia quindi ad alcun S2, ma che produce comunque un effetto di godimento, manifestato da questa stessa ripetizioni. Riferendosi al modo in cui manipola le lettere, S. Barron rileva che, per lui, le lettere dovevano essere "una e una", con una separazione netta tra di loro. Era una lista senza riferimenti, una ripetizioni, o più precisamente, per usare l'espressione di Miller, una pura reiterazione. Come S. Barron dimostra, questa reiterazione senza senso aveva in particolare la funzione di alleviare la sua angoscia, "il suono forte e chiaro di quelle lettere cancellava tutte le preoccupazioni" e gli dava "un senso di potere" perché "poche persone sapevano queste cose che eccitavano tanto".
Qualcosa deve estrarsi dal corpo affinché un elemento diverso possa poi entrare nella lingua del soggetto. Così saranno dei circuiti, delle catene eterogenee (fatte di suoni, di oggetti, di azioni...) a permettere al soggetto autistico di costruire un accesso a uno spazio soggettivo supportato dall'utilizzo di elementi che hanno la funzione di spostare il bordo del suo "dizionario topologico personale" Al fine di fondare un rinnovato approccio psicoanalitico dell'autismo è essenziale partire dalla lettura proposta da J. A. Miller dell'Uno di godimento nell'insegnamento di Lacan. Cominciamo semplicemente a distinguere la struttura di questi fenomeni nella psicosi e nell'autismo. Nella psicosi c'è un disturbo nella catena tra due significanti, S1 e S2, a causa della rottura dell'articolazione tra l'uno e l'altro, e più precisamente nella scomposizione dei fenomeni che li strutturano in quanto messaggi. Le interferenze e le rotture a livello del messaggio, così come le interruzioni o gli sbarramenti identificati da Kreapelin nella schizofrenia, sono fondamentali in ogni patologia allucinatoria. Nell'autismo questa interruzione del messaggio non è identificabile, i fenomeni di rottura non risultano in primo piano. Si tratta piuttosto della ripetizione di uno stesso significante Uno, di un S1, radicalmente separato da qualunque altro significante, che non rinvia quindi ad alcun S2, ma che produce comunque un effetto di godimento, manifestato da questa stessa ripetizioni. Riferendosi al modo in cui manipola le lettere, S. Barron rileva che, per lui, le lettere dovevano essere "una e una", con una separazione netta tra di loro. Era una lista senza riferimenti, una ripetizioni, o più precisamente, per usare l'espressione di Miller, una pura reiterazione. Come S. Barron dimostra, questa reiterazione senza senso aveva in particolare la funzione di alleviare la sua angoscia, "il suono forte e chiaro di quelle lettere cancellava tutte le preoccupazioni" e gli dava "un senso di potere" perché "poche persone sapevano queste cose che eccitavano tanto".
Se
questa reiterazione sussiste con tale forza è perché l'Uno di
godimento non si cancella per il soggetto situato enl campo coperto
dallo spettro degli autismi. Siccome la traccia dell'evento corpo non
può essere intaccata dalla benché minima cancellazione, ogni
singola parola può suscitare terrore. Il significante, avendo un
impatto senza mediazione sul corpo, ha come effetto una ripercussione
massiccia ed immediata, quasi istantanea sul corpo del soggetto.
L'evento di corpo accompagna l'inserimento del soggetto nel campo del
linguaggio. Una parola pronunciata e rivolta al bambino lo sottopone
ad un orrore particolato, così come aveva detto Lacan nella sua
conferenza di Ginevra sul sintomo. L'atto di nominazione, concepito
come nominazione di un oggetto esterno, fa dimenticare che la
nominazione traumatica è quella che riguarda il soggetto. Chi è il
"corpo" a cui viene così intimato di rispondere. La
nominazione "tu sei" lascia il soggetto autistico
indifferente, ostile, minacciato... in preda a sentimenti
indefinibili ma soprattutto indifeso. Questo altrove radicale è la
traccia sul corpo di un'impronta impossibile da trattare se non
estraendola. Essa è inseparabile da un "troppo di eccitazione"
che invade il corpo. Una volta nominato, il corpo non può
dimenticare la sua inclusione nel bagno del linguaggio. Questa
impossibilità di cancellare l'Uno marchia il corpo come corpo che
gode di se stesso, al di là del principio di piacere. Troviamo così
la traccia di questo evento traumatico originario che è
l'inscrizione del bagno del linguaggio sul copro. A questo livello,
non si tratta di codici, né di messaggi, né di un linguaggio
separato dalla lingua. Questo è un livello della lingua in cui gli
equivoci abbandono pericolosamente. Lacan, avvicinandola alla
lallazione dell'infans, l'ha chiamata lalingua. Il modo con cui il
soggetto autistico tratta questa profusione lallativa, consiste nel
volerla ridurre all'Uno della lettera che si ripete, inclusa o no nel
campo della parola, vocalizzata o ripetuta in silenzio. L'uno si
ripete, ma senza riuscire ad affrontare la proliferazione degli
"equivoci reali" della lingua. [La battaglia dell'autismo, Laurent]
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