mercoledì 22 gennaio 2014

Floor-time con il bambino autistico

A 26 mesi, Massimiliano sfarfallava le mani in maniera eccitata mentre cantava giocosamente la canzone dell'alfabeto. Aveva appena trovato il puzzle di una lettera che lui amava e stava cantando una canzone su questa lettera più e più volte. Rivolgeva la schiena ai genitori e chiaramente non rispondeva quando i genitori lo chiamavano ripetutamente: ansiosa di non interromperlo, la madre lo sollevò da terra e lo girò verso di lei. Per un momento rimase interdetto, ma poi urlò, felice. Quando lei lo mise di nuovo a terra (era pensante!), lui riprese a cantare la sua canzone dell'alfabeto, con la schiena ancora rivolta verso di lei. Di nuovo lei lo girò e lui smise di cantare, facilitando il movimento della madre, brusco ma piacevole. Nel momento in cui lei lo rimise a terra, ricominciò a cantare sena rigirarsi immediatamente. Un attimo dopo, la mamma di Massimiliano si posizionò di fronte a lui e disse: "Ecco che arriva la mamma dell'alfabeto!", questa volta piegandosi al livello dei suoi occhi e allungando le braccia. Massimiliano scappò via guardando tutto attorno a lei mentre continuava a cantare la sua canzone dell'alfabeto. Lei si portò ancora di fronte a lui, lui se ne andò, ma smise di cantare. Lei di nuovo gli chiese se avesse voglia di ballare, allungando ancora le braccia. Massimiliano la schivò ed era lì per andarsene via quando lei prese in mano il puzzle che lui amava. Non appena vide la madre porgergli il puzzle, la guardò e riprese a cantare. Questa volta, lei cantò con lui mentre teneva in mano un lato del puzzle e Massimiliano l'altro lato. Cominciarono a far oscillare il puzzle avanti e indietro mentre cantavano, e la voce gioiosa di Massimiliano risuonò forte non appena lui diresse lo sguardo verso la madre, oscillando avanti e indietro. Se lei interrompeva lui la tirava, invitandola così a proseguire. Dopo innumerevoli volte che ripetevano la stessa frase, lei provò a cantare la frase successiva prima che lo facesse lui, ma non servì. Allora lei ricominciò a cantare con lui. Lei gli chiese se voleva ballare la danza dell'alfabeto, e lasciò cadere il lato da cui teneva il puzzle per avvicinarsi a lui. Questa volta, anche Massimiliano lasciò andare il puzzle e si sollevò verso la madre. Iniziarono a danzare ritmicamente insieme; lei fece muovere e ondeggiare Massimiliano da una parte all'altra finché lui mantenne un contatto oculare. Come lei rallentava il passo, anche Massimiliano iniziava a cantare più lentamente, seguendo il suo ritmo. Questa danza intima andò avanti finché Massimiliano scivolò via dalle braccia della madre. Lui corse di nuovo al suo puzzle sull'alfabeto. La madre lo seguì e ripeté i suoi primi approcci. Questa volta Massimiliano ricercò un po' prima la mamma dell'alfabeto e di nuovo danzarono gioiosamente. Quando la madre si associò all'alfabeto di Massimiliano, e divenne sufficientemente prevedibile, iniziarono a condividere una danza gioiosa insieme. Nel giro di poche settimane riuscirono a cantare insieme la canzone. Si erano costruiti nuovi significati. Lo sfarfallamento delle mani si trasformò nella richiesta di Massimiliano di essere preso in braccio dalla madre per poter danzare con lei. La canzone dell'alfabeto era diventata a questo punto un'esperienza condivisa. Seguendo la guida di Massimiliano senza prendere il suo posto e arricchendo i suoi movimenti con una danza faccia a faccia, la madre di Massimiliano lo aveva aiutato a divertirsi nell'intimità. [Bambini con bisogni speciali, Greenspan, Wieder, Simons 2005]

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