lunedì 25 agosto 2014
L'utopia di Moro (1518)
venerdì 22 agosto 2014
Riduzionismo dogmatico ed estensionismo anarchico
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domenica 10 agosto 2014
Obiettivi di trattamento del paziente borderline
1) Inferenze arbitrarie o conclusioni basate su
evidenze insufficienti o contraddittorie.
2) Generalizzazioni eccessive.
3) Amplificazione ed esagerazione del significato o
della rilevanza degli eventi.
4) Inappropriata e unilaterale attribuzione della
colpa e della responsabilità degli eventi sfavorevoli a se stessi o
agli altri.
6) Definizioni o attribuzioni negative che non
aggiungono ulteriori informazioni rispetto al comportamento che le ha
suscitate.
7) Catastrofizzazione o previsione di conseguenze
disastrose se determinate circostanze non proseguiranno nel tempo o
non evolveranno.
8) Aspettative prive di speranza, o predizioni
pessimistiche basate su un attenzione selettiva ad eventi sfavorevoli
del passato del presente, piuttosto che su dati verificabili.
Pattern di comportamento dialettico.
Generalmente s’intende il focalizzare l'attenzione
sulle modalità comportamentali di natura dialettica ossia
sollecitare il paziente a muoversi verso l'attuazione di risposte più
equilibrate e integrate alle situazioni della vita all'interno delle
seguenti tensioni dialettiche:
1) Miglioramento delle proprie capacità vs
accettazione di sé.
2) Soluzione dei problemi vs accettazione dei
problemi.
3) Regolazione degli affetti vs tolleranza degli
affetti.
4) Autonomia e competenza vs ricerca di aiuto.
5) Indipendenza vs dipendenza.
6) Trasparenza vs privacy
7) Fiducia vs sospettosità
8) Controllo delle emozioni vs tolleranza delle
emozioni
9) controllo/cambiamento vs osservazione.
10) Seguire/osservare vs partecipare.
11) Aver bisogno degli altri vs dare agli altri.
12) Concentrarsi su se stessi vs focalizzare la
propria attenzione sugli altri
13) Contemplazione/meditazione vs azione.
Ridurre i comportamenti che interferiscono con la
qualità di vita.
La modalità di selezione di quei comportamenti che
interferiscono con la qualità della vita può essere condotta
attraverso l'uso degli assi I e V del DSM IV.
In particolar ei comportamenti che non siano
abbastanza gravi da soddisfare i criteri diagnostici e che non
determinano una significativa menomazione del funzionamento del
soggetto e non ne impediscono i progressi terapeutici, non dovrebbero
essere annoverati tra i comportamenti che interferiscono con la
qualità della vita.
1) Abuso di sostanze
2) Comportamenti sessuali non protetti o ad alto
rischio
3) Gravi difficoltà finanziari (debiti con il
fisco, programmare le spese, gioco d'azzardo, incapacità di
utilizzare i servizi sociali)
4) Comportamenti criminali che possono portare alla
carcerazione (rubare nei negozi appiccare incendi)
5) Comportamenti interpersonali gravemente
disfunzionali (scegliere partner fisicamente, sessualmente e
psicologicamente violenti o prevaricatori, o interrompere
prematuramente le relazioni affettive, mettere a disagio le persone
fino ad avere scarse possibilità di amicizie, timidezza
paralizzante, o timore di disapprovazione da parte dell'ambiente).
6) Comportamenti disfunzionali nell’'ambiente
scolastico o lavorativo (prematuro abbandono scolastico, incapacità
di cercare e trovare lavoro, paura della scuola difficoltà nello
svolgimento dei compiti o delle attività lavorative, scelte di
carriera inappropriate, farsi licenziare o prendere voti
insufficienti).
7) Comportamenti disfunzionali legati alle malattie
(ad esempio, incapacità di usufruire dell'assistenza medica, non
assumere i farmaci necessari, abusare dei farmaci prescritti, avere
paura dei medici, rifiutare di curarsi).
Comportamenti disfunzionali correlati con le
esigenze abitative (vivere in ricoveri di fortuna, nelle automobili,
o in appartamenti sovraffollati, abitare con conviventi violenti, non
trovare fissa dimora)
9) comportamenti disfunzionali che si manifestano in
contesti psichiatrici (formulare continue richieste di
ospedalizzazione saltare da una prescrizione farmacologica all'altra,
non riconoscere la encessità di interventi terapeutici ausiliari).
10) Pattern comportamentali disfunzionali correlati
al disturbo mentale.
Lo skills training della TDC è stato elaborato per
migliorare i deficit comportamentali di coloro che soddisfano i
criteri diagnostici per il DBP. I nove criteri del DMS-IV possono
essere raggruppati in cinque categorie: disfunzioni del sé
(inadeguato senso dell'identità, sentimenti di vuoto);
disorganizzazione comportamentale (comportamenti impulsivi, gesti
autolesivi, comportamenti suicidari). disregolazione emozionale
(labilità emotiva, difficoltà a gestire sentimenti dir abbia )
disorganizzazione interpersonale (relazioni affettive caotiche, ansie
d'abbandono) disorganizzazione cognitiva (depersonalizzazione,
dissociazione, deliri).
Abilità nucleari di contenuto e formali.
L'obiettivo principale è lo sviluppare uno stile di
vita improntato alla partecipazione consapevole e si declina
attraverso l'apprendimento della capacità di osservare, descrivere e
partecipare.
Osservare: imparare a prestare attenzione alle
situazioni, alle emozioni e ad altre risposte comportamentali, anche
se provocano disagio o sofferenza.
Descrivere: corrisponde alla capacità di descrivere
verbalmente le situazioni le proprie risposte, ossia a comunicare e
all'autocontrollo. L'apprendimento della capacità di descrivere
richiede che il soggetto impari a non prendere alla lettera le
proprie emozioni e i propri pensieri, cioè a non considerarli come
uno specchio fedele e diretto degli eventi ambientali.
Partecipare: è inteso nel senso di penetrare
completamente nell'attività del momento presente, senza separare se
stessi dagli eventi e dalle interazioni attuali. la qualità
dell'azioni è spontanea e l'interazione tra soggetto e ambiente è
serena e armoniosa, basata in parte anche se mai del tutto
sull'abitudine.
Tali abilità si declinano in tre modalità, che
comprendono l'assunzione di un atteggiamento mentale non giudicante,
evitando di valutare le cose nei termini del giusto o sbagliato ma in
relazione alle conseguenze per suggerire la modificazione dei
comportamenti o delle situazioni che sono all'origine. Una seconda
modalità è quella della concentrazione su una cosa sola per volta
invece di frazionare l'attenzione, dirigendola su più attività, o
dividerla tra attività in corso e i pensieri che riguardano altre
cose. Infine vi è l'essere efficaci (cioè fare ciò che funziona in
relazione a un determinano obiettivo, al di la del fatto che questo
possa essere giudicato giusto o sbagliato).
Abilità di tolleranza della sofferenza mentale
/ angoscia.
Sostanzialmente hanno come finalità il fatto di
accettare quella quota di sofferenza e angoscia insita nella vita,
senza giudicare la propria situazione e il proprio ambiente. I
comportamenti finalizzati alla tolleranza della sofferenza mentale,
riguardano la capacità di sopportare le crisi e di accettare per
quello che è la vita in ogni momento. Quattro sono le strategie di
superamento delle crisi:
Distrarsi (svolgendo altre attività, facendo cose
che possono essere d'aiuto ad altri, confrontare la situazione con
quella di chi sta peggio, provando emozioni di opposta polarità,
respingendo le situazioni dolorose, lasciando libero corso ad altri
pensieri). Prendersi cura di se (attraverso la vista, l'udito,
l'olfatto, il gusto e il tatto), superare il momento (attraverso
l'immaginazione, la ricerca di significati, la preghiera, il
rilassamento, la concentrazione su una cosa per volta, il riposo, le
“vacanze”) e il considerare i pro e i contro.
Ciò che permette di raggiungere questa capacità di tolleranza della sofferenza mentale è la disponibilità, contrapposta all'ostinazione:
La disponibilità implica una rinucnia alla propria separatezza e individualità per avere accesso ai più profondi processi della vita stessa, immergendosi completamente in essi. E' la realizzazione di essere parte di un processo cosmico ultimo e, insieme, l'impegno a parteciparvi. L'ostinazione, invece, è il porsi al di fuori della fondamentale essenza della vita in un tentativo di padroneggiare, dirigere, controllare o comunque manipolare l'esistenza. Più semplicemente, la disponibilità significa dire si al mistero dell'essere vivi in ogni momento, l'ostinazione è dire no o, forse, più comunemente, "si, ma..
Ma la disponibilità e l'ostinazione non riguardano specifici eventi o situazioni. Essi riflettono, invece, l'atteggiamento intriseco dell'individuo verso il miracolo stesso della vita. La disponibilità riconosce questo miracolo,e si inchina ad esso in una sorta di reverenza. L'ostinazione, invece, lo dimentica, lo ignora o peggio, cerca attivamente di distuggerlo. Pertanto la disponibilità può apparire molto attiva e assertiva, quasi aggressiva, mentre l'ostinazione può far mostra di sé nell'apparenza della passività. Ne è un buon esempio una rivoluzione politica.
Abilità di regolazione emozionale
Molte delle difficoltà comportamentali del soggetto borderline sono riconducibili all'incapacità di regolare e modulare le emozioni dolorose (rabbia, intensa frustrazione, depressione e ansia). Questi affetti vengono vissuti come problemi da risolvere, e vengono risolti semplicemente imponendosi di non sentire ciò che stanno provando. L'esperienza dell'ambiente invalidante, capace di gestire l'emozioni cognitivamente e fortemente critico rispetto all'incapacità del borderline di fare lo stesso, rende molto difficile il potenziamento di queste capacità. Tale obiettivo può essere raggiunto attraverso un contesto di profonda validazione emozionale. Attraverso abilità di mindfulness, osservazione non giudicante, e descrizione delle risposte emotive del momento.
In particolare:
Identificare e denominare gli affetti è il primo passo nel processo di regolazione, ed è associato alla capacità di descrivere accuratamente il contesto entro il quale le emozioni si manifestano. In particolare bisogna prestare attenzione alla situazione che suscita l'emozione, l'interpretazione della situazione che suscita l'emozione, l'esperienza fenomenologica dell'emozione, incluse le sensazioni somatiche, i comportamenti espressivi associati, gli effetti secondari dell'emozione sul proprio funzionamento.
Identificare gli ostacoli al cambiamento delle emozioni segue la capacità della comprensione del ruolo delle emozioni, in particolare come veicolo di comunicazione con gli altri, influenza e controllo del loro comporamento. In secondo luogo è una validazione delle percezioni e delle interpretazioni soggettive degli eventi.
Ridurre la vulnerabilità alla mente emotiva, consiste nel prendersi cura del proprio corpo, attraverso un’alimentazione bilanciata, sane abitudini alimentari, a dormire il giusto, fare esecizio fisico, prendersi cura delle malattie, evitare l'assunzione di farmaci attivi sul tono dell'umore quando non prescritti, ad incrementare l'autostima impegnandosi in attività che contribuiscano a rafforzare il senso di efficacia e competenza. L'attività di problem solving passiva, adottata dal borderline può costituire un serio ostacolo a questo obiettivo.
Abilità di efficacia interpersonale.
Gli specifici pattern comportamentali necessari all'efficacia sociale dipendono dall'obiettivo che s’intende perseguire. In particolare in questo campo i borderline hanno spesso un sufficiente e ampio repertorio di capacità interpersonali. L'efficacia sociale, tuttavia, richiede la compresenza di due abilità espressivo comportamentali, in particolare la capacità di produrre risposte automatiche alle situazioni abituali, e la capacità di fornire nuove risposte o una combinazione di risposte quando il contesto lo richiede. I pattern di risposte interpersonali, includono, l'assertività, la capacità di apprendere strategie efficaci per chiedere ciò che serve, dire di no, e gestire i conflitti interpersonali. Spesso una conoscenza di queste strategie al soggetto borderline e facile, ma la difficoltà consiste nell'applicazione ai diversi contesti per via delle risposte affettive incontrollabili.
Ciò che permette di raggiungere questa capacità di tolleranza della sofferenza mentale è la disponibilità, contrapposta all'ostinazione:
La disponibilità implica una rinucnia alla propria separatezza e individualità per avere accesso ai più profondi processi della vita stessa, immergendosi completamente in essi. E' la realizzazione di essere parte di un processo cosmico ultimo e, insieme, l'impegno a parteciparvi. L'ostinazione, invece, è il porsi al di fuori della fondamentale essenza della vita in un tentativo di padroneggiare, dirigere, controllare o comunque manipolare l'esistenza. Più semplicemente, la disponibilità significa dire si al mistero dell'essere vivi in ogni momento, l'ostinazione è dire no o, forse, più comunemente, "si, ma..
Ma la disponibilità e l'ostinazione non riguardano specifici eventi o situazioni. Essi riflettono, invece, l'atteggiamento intriseco dell'individuo verso il miracolo stesso della vita. La disponibilità riconosce questo miracolo,e si inchina ad esso in una sorta di reverenza. L'ostinazione, invece, lo dimentica, lo ignora o peggio, cerca attivamente di distuggerlo. Pertanto la disponibilità può apparire molto attiva e assertiva, quasi aggressiva, mentre l'ostinazione può far mostra di sé nell'apparenza della passività. Ne è un buon esempio una rivoluzione politica.
Abilità di regolazione emozionale
Molte delle difficoltà comportamentali del soggetto borderline sono riconducibili all'incapacità di regolare e modulare le emozioni dolorose (rabbia, intensa frustrazione, depressione e ansia). Questi affetti vengono vissuti come problemi da risolvere, e vengono risolti semplicemente imponendosi di non sentire ciò che stanno provando. L'esperienza dell'ambiente invalidante, capace di gestire l'emozioni cognitivamente e fortemente critico rispetto all'incapacità del borderline di fare lo stesso, rende molto difficile il potenziamento di queste capacità. Tale obiettivo può essere raggiunto attraverso un contesto di profonda validazione emozionale. Attraverso abilità di mindfulness, osservazione non giudicante, e descrizione delle risposte emotive del momento.
In particolare:
Identificare e denominare gli affetti è il primo passo nel processo di regolazione, ed è associato alla capacità di descrivere accuratamente il contesto entro il quale le emozioni si manifestano. In particolare bisogna prestare attenzione alla situazione che suscita l'emozione, l'interpretazione della situazione che suscita l'emozione, l'esperienza fenomenologica dell'emozione, incluse le sensazioni somatiche, i comportamenti espressivi associati, gli effetti secondari dell'emozione sul proprio funzionamento.
Identificare gli ostacoli al cambiamento delle emozioni segue la capacità della comprensione del ruolo delle emozioni, in particolare come veicolo di comunicazione con gli altri, influenza e controllo del loro comporamento. In secondo luogo è una validazione delle percezioni e delle interpretazioni soggettive degli eventi.
Ridurre la vulnerabilità alla mente emotiva, consiste nel prendersi cura del proprio corpo, attraverso un’alimentazione bilanciata, sane abitudini alimentari, a dormire il giusto, fare esecizio fisico, prendersi cura delle malattie, evitare l'assunzione di farmaci attivi sul tono dell'umore quando non prescritti, ad incrementare l'autostima impegnandosi in attività che contribuiscano a rafforzare il senso di efficacia e competenza. L'attività di problem solving passiva, adottata dal borderline può costituire un serio ostacolo a questo obiettivo.
Abilità di efficacia interpersonale.
Gli specifici pattern comportamentali necessari all'efficacia sociale dipendono dall'obiettivo che s’intende perseguire. In particolare in questo campo i borderline hanno spesso un sufficiente e ampio repertorio di capacità interpersonali. L'efficacia sociale, tuttavia, richiede la compresenza di due abilità espressivo comportamentali, in particolare la capacità di produrre risposte automatiche alle situazioni abituali, e la capacità di fornire nuove risposte o una combinazione di risposte quando il contesto lo richiede. I pattern di risposte interpersonali, includono, l'assertività, la capacità di apprendere strategie efficaci per chiedere ciò che serve, dire di no, e gestire i conflitti interpersonali. Spesso una conoscenza di queste strategie al soggetto borderline e facile, ma la difficoltà consiste nell'applicazione ai diversi contesti per via delle risposte affettive incontrollabili.
Il pensiero dialettico, tra estensionismo e riduzionismo.
Il pensiero dialettico, invece, sostiene che l'ordine
e la verità evolvono e si sviluppano nel tempo. Nei conflitti, la verità va
cercata attraverso una continua tensione verso la scoperta di ciò che viene
escluso o tralasciato da ciascuna delle due parti, nella loro modalità
peculiare di dare un ordine agli eventi. La verità si crea nel contesto di un
nuovo ordinamento che sappia cogliere ed includere ciò che è stato
precedentemente tralasciato da entrambe le parti. Il seguente esempio potrà
forse essere utile: immaginiamo che una paziente sia cresciuta in una famiglia
con una visione del mondo netta, e che in età adulta rifiuti tale visione e ne
assuma una diversa, suscitando veemente disapprovazione della sua famiglia.
Questa paziente potrà aderire alternativamente a una delle due seguenti
asserzioni, a proposito della rispettiva concezione del mondo: o lei è nel
giusto e la famiglia nel torto, oppure è lei che sbaglia e i suoi familiari
hanno ragione. Chiunque fosse nel torto, dovrebbe rinunciare alla propria
prospettiva e adottare quella della controparte. In questo caso, da un punto di
vista formale, il compito dl terapeuta sarebbe quella di aiutare la paziente ad
esaminare onestamente quelle delle due posizioni sia più vicina al vero, e
quali siano le ragioni che le impediscono di accettare la verità, o la paziente
sta adottando uno stile di pensiero disfunzionale e dovrebbe perciò modificarlo
o al contrario, vede le cose correttamente e ha bisogno di sentirsi validata e
di essere aiutata a credere di più in se stessa.
Un pensiero relativistico, in questo caso, partirebbe dal presupposto che nessuna delle due visioni del mondo è in sé giusta o sbagliata. In tal caso, l'obiettivo della terapia sarebbe quello di aiutare la paziente a scegliere la prospettiva a lei più utile. L'intervento terapeutico potrebbe concentrarsi sulla sua difficoltà ad assumersi al responsabilità del proprio punto di vista e del suo disfunzionale bisogno che gli altri siano d'accordo con lei o decidano in sua vece.
Un pensiero relativistico, in questo caso, partirebbe dal presupposto che nessuna delle due visioni del mondo è in sé giusta o sbagliata. In tal caso, l'obiettivo della terapia sarebbe quello di aiutare la paziente a scegliere la prospettiva a lei più utile. L'intervento terapeutico potrebbe concentrarsi sulla sua difficoltà ad assumersi al responsabilità del proprio punto di vista e del suo disfunzionale bisogno che gli altri siano d'accordo con lei o decidano in sua vece.
Un terapeuta di orientamento dialettico, invece,
cercherebbe di aiutarla ad identificare i possibili fattori che, nel corso del
tempo, possono aver determinato la sua visione del mondo, e ad analizzare come
i suoi comportamenti abbiano, a loro volta influito sul punto di vista dei
familiari e delle altre persone con le quali ella interagisce. La terapia in
questo caso, sarebbe centrata sulla ricerca e la scoperta degli eventuali
fattori che possano aver ostacolato l'ulteriore processo di sviluppo e
cambiamento, nonché sulla modalità attraverso le quali la visione del mondo dei
familiari si è anch'essa evoluta nel tempo, e sui fattori che ne impediscono ulteriori
modificazioni. Il terapeuta potrebbe guidare la paziente verso al ricerca delle
modalità attraverso le quali ciascuna delle due visioni del mondo sia aggiunge
e consegue all'altra, il che suggerisce la possibilità di contemplare una
visione del mondo senza necessariamente invalidare il proprio punto di vista. [Trattamento cognitivo-comportamentale del disturbo borderline, M. m. Linehan]
venerdì 1 agosto 2014
Attraversare la fantasia sociale: l'ideologia antisemita.
La
debolezza cruciale dei lavori "post-strutturalisti"
dedicati fino ad oggi alla critica dell'ideologia, consiste nel fatto
che essi si sono limitati ad analizzare l'efficienza di una ideologia
esclusivamente attraverso il meccanismo dell'identificazione
immaginaria e simbolica. Infatti a prima vista potrebbe sembrare che
ciò che è attinente ad un'analisi dell'ideologia è soltanto il
modo in cui essa funziona nel discorso, il modo in cui la serie di
significati fluttuanti (democrazia, libertà, femminismo etc.) viene
totalizzata, trasformata in un campo unificato mediante l'intervento
di certi punti nodali (comunismo, liberismo etc.). Ma il caso del cosiddetto "totalitarismo"
dimostra ciò che vale per ogni ideologia, per l'ideologia in quanto
tale: ultimo sostegno dell'effetto ideologico, del modo in cui un
significato ideologico di significanti ci domina è il nucleo
insensato e preideologico di godimento.
Nell'ideologia non è quindi tutto ideologia, ma anche un surplus che è ultimo supporto dell'ideologia stessa.
Nell'ideologia non è quindi tutto ideologia, ma anche un surplus che è ultimo supporto dell'ideologia stessa.
Ecco
perché possiamo affermare che esistono due pressi complementari di
critica dell'ideologia:
-
Una è discorsiva, la lettura sintomale del testo ideologico che
produce la decostruzione dell'esperienza spontanea del suo
significato, cioè dimostra come un dato campo ideologico sia il
risultato di un montaggio di significati fluttuanti eterogenei e
della loro totalizzazione mediante l'intervento di certi punti
nodali.
-
L'altra mira ad estrarre il nucleo di godimento, ad articolare il
modo in cui un'ideologia implica manipola, produce un godimento
pre-ideologico strutturato nella fantasia.
Prendiamo
l'incarnazione dell'ideologia in quanto tale: l'antisemitismo. A
livello dell'analisi del discorso, non è difficile articolare il
sistema di sovra-determinazione simbolica investito nella figura
dell'ebreo. per prima cosa c'è lo spostamento, il trucco di base
dell'antisemitismo è di spostare l'antagonismo sociale su un
antagonismo tra il corpo sociale sano, e un esterno, l'ebreo quale
forza che lo corrode. Perciò non è la società in sé che è
impossibile, basata sull'antagonismo, al fonte della corruzione viene
individuata in un essere particolare, l'ebreo. Questo spostamento è
reso possibile dall'associazione tra ebrei e relazioni finanziarie:
la fronte dello sfruttamento e dell'antagonismo di classe viene
individuata non nel rapporto di produzione tra classe lavoratrice e
classe dirigente, ma nel rapporto tra le forze produttive e i
commercianti che sfruttano le classi produttive, sostituendo alla
cooperazione organica la lotta di classe. La figura dell'ebreo è un
sintomo nel senso di un messaggio in codice, cifrato, una
rappresentazione deformata dell'antagonismo sociale: smontando lavoro
di spostamento/condensazione possiamo determinarne il significato.
Ma
questa spiegazione non basta a spiegare come la figura dell'ebreo
catturi il nostro desiderio, ossia come l'ebreo entra nella cornice
della fantasia che struttura il nostro godimento. La fantasia è
sostanzialmente uno scenario che riempe lo spazio vuoto di una
fondamentale impossibilità, uno schermo che maschera il vuoto. Dietro di essa non c'è nulla e che questo nulla terrifico è proprio
ciò che questa fantasia maschera. Ora è chiaro come possiamo usare
questa nozione di fantasia nel campo della vera e propria ideologia:
anche qui non esiste alcun rapporto di classe, la società
è sempre attraversata da una frattura antagonistica che non può
essere integrata nell'ordine simbolico. La scommessa della fantasia
socio-ideologica è quella di costruire una visione della società che
davvero esista, una società che non sia fratturata da una divisione
antagonistica, una società in cui il rapporto tra le sue parti sia
organico, complementare. Come possiamo allora rendere conto della
distanza tra questa visione e la società effettivamente divisa dalle
lotte antagonistiche? La risposta è, ovviamente, l'ebreo: un
elemento esterno, un corpo estraneo che introduce la corruzione del "sano" tessuto sociale. In breve, l'ebreo è un feticcio che al
contempo nega e incarna l'impossibilità strutturale della società, è
come se la figura dell'ebreo questa impossibilità avesse acquistato
un'esistenza concreta, palpabile, ragion per cui esso segna
l'eruzione del godimento nel campo sociale. L'ebreo diviene il mezzo
per il fascismo di rendere conto della propria impossibilità, di
rappresentare, la propria impossibilità: nella sua presenza concreta
egli è solo l'incarnazione della definita impossibilità del
progetto totalitario, del suo limite immanente. L'intera ideologia
fascista è strutturata come una lotta contro l'elemento che prende
il posto dell'immanente impossibilità del progetto fascista stesso;
l'ebreo non è che l'incarnazione feticista di un certo blocco
fondamentale.
Perciò
la critica dell'ideologia deve invertire il nesso di causalità
percepito dalla sguardo totalitario: lungi dall'essere la causa
positiva dell'antagonismo sociale, l'ebreo non è che l'incarnazione
di un certo blocco, dell'impossibilità che impedisce alla società
di raggiungere la propria identità piena quale totalità chiusa e
omogenea. Lungi dall'essere la causa positiva della negatività
sociale, l'ebreo è un punto in cui la negatività sociale in quanto
tale assume un'esistenza positiva. In questo modo, riusciamo ad
articolare un'altra formula della prassi fondamentale della critica
dell'ideologia. Individuare in una data costruzione ideologica
l'elemento che al suo interno ne rappresenta l'impossibilità. Non è
l'ebreo che impedisce alla società di raggiungere la sua piena
identità, la sua stessa natura antagonistica; è il suo stesso blocco
immanente che lo impedisce, ed essa proietta questa negatività
interna sulla figura dell'ebreo. Ciò che è escluso dal simbolico (dalla cornice dell'ordine socio-simbolico corporativo) ritorna nel
reale come costruzione paranoica dell'ebreo.
Gli
ebrei rappresentano un sintomo sociale: sono il punto in cui
l'antagonismo sociale immanente assume una forma concreta, il punto
in cui diventa ovvio che la società non funziona, che il meccanismo
sociale scricchiola. Se lo osserviamo attraverso la cornice della fantasia l'ebreo appare come un intruso che porta dall'esterno
disordine, disintegrazione e corruzione dell'edificio sociale. Esso
appare come causa esteriore e concreta la cui eliminazione
permetterebbe di ristabilire ordine, stabilità e identità. Ma
attraversando il fantasma dobbiamo allo stesso tempo identificarci
con il sintomo: dobbiamo riconoscere nelle proprietà attribuite
all'ebreo il prodotto necessario del nostro stesso sistema sociale:
dobbiamo riconoscere negli eccessi attribuiti agli ebrei la verità
su noi stessi. [L'oggetto sublime dell'ideologia, Zizek]
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