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Moro è ricordato quasi unicamente per la sua Utopia (1518). Utopia è un'isola nell'emisfero meridionale, dove tutto va nel miglior modo possibile. Ad Utopia, come nella repubblica di Platone, tutte le cose sono in comune, perché non si può avere pubblico bene là dove esiste la proprietà privata, e senza il comunismo non ci può essere eguaglianza. Moro, nel dialogo, obietta che il comunismo renderebbe gli uomini pigri e distruggerebbe il rispetto per i magistrati; a questo viene replicato che nessuno che fosse vissuto ad Utopia direbbe qualcosa di simile. Ad Utopia ci sono cinquantaquattro città, tutte di eguale importanza, meno una che è la capitale. Tutte le strade sono larghe venti piedi, e tutte le case d'abitazione sono uguali, con una porta sulla strada e una sul giardino. Non ci sono serrature alle porte, e tutti possono entrare in qualunque casa. Ogni dieci anni la gente cambia casa, a quanto pare per escludere qualsiasi sentimento di proprietà. Nelle campagne ci sono fattorie, in ciascuna delle quali non vivono meno di quaranta persone compresi due schiavi; ciascuna fattoria è sotto la guida di un signore e di una signora, vecchi e saggi. Tutti sono vestiti allo stesso modo, e c'è solo differenza tra i vestiti degli uomini e delle donne, e tra quelli delle persone sposate non sposate. Le mode non cambiano mai, e non c'è differenza tra abbigliamenti estivi ed invernali. Tutti gli uomini come lo donne lavorano sei ore al giorno, tre prima di pranzo e tre dopo. Di prima mattina ci sono delle lezioni a cui si recano delle moltitudini, benché non esista alcun obbligo di parteciparvi. Sei ore di lavoro sono sufficienti, perché non esistono pigri e non ci sono lavori inutili. Da noi le donne, i preti, i ricchi, i servitori e i mendicanti per lo più non fanno nulla di utile, e anzi si impegna molto lavoro per produrre a favore dei ricchi cose lussuose e non necessarie: tutto questo ad Utopia è evitato. Alcuni vengono prescelti per diventare uomini di cultura, e, se danno buon risultato, vengono esentati dagli altri lavori. Tutti coloro che devono occuparsi del governo vengono scelti tra i dotti. Il governo è una rappresentanza democratica, con un sistema di elezioni indirette; alla testa c'è un principe eletto a vita, ma che può venir deposto qualora scivolasse nella tirannide. La vita familiare è patriarcale, i figli sposati vivono nella casa del padre e restano sotto la sua guida, a meno che non sia rimbambito.Se una famiglia diventa troppo numerosa i bambini in eccesso vengono assegnati ad un altra famiglia. Se una città diventa troppo grande, alcuni abitanti vengono trasferiti in un'altra. Se tutte le città sono troppo grandi, viene costruita una nuova città. non si dice nulla so ciò che andrà fatto quando tutto il territorio sarà coperto di costruzioni. L'uccisione delle bestie per procurarsi del cibo è effettuata dagli schiavi, per evitare che i liberi possano apprendere la crudeltà. Ci sono degli ospedali così perfetti che i malati li preferiscono alle proprie case. Mangiare a casa è permesso, ma la maggior parte del popolo mangia in saloni comuni. Quanto al matrimonio, sia gli uomini che le donne sono severamente puniti se non sono vergini quando si sposano. Esiste il divorzio per adulterio e per "intollerabile ostinazione " di una delle due parti, ma il colpevole non può risposarsi. A volte il divorzio è ammesso senza che vi sia colpa di uno dei coniugi ma unicamente quando entrambe le parti lo desiderano. Chi viola il vincolo matrimoniale viene punito con la schiavitù. Esiste un commercio estero, principalmente per procurarsi il ferro che nell'isola non c'è. Si utilizza il commercio anche a scopi bellici. Gli Utopici non tengono in nessuna considerazione la gloria marziale benché tutti imperino a combattere, le donne come gli uomini. Si decidono alla guerra per tre motivi: per difendere il proprio territorio quando invaso, per liberare dagli invasori il territorio di un alleato, per liberare dalla tirannide, nazione oppressa. Ma quando possono, impiegano dei mercenari per combattere le guerre in vece loro. Per sé non hanno denaro, ed insegnano il disprezzo per l'oro adoperandolo per i vasi da notte e per le catene degli schivi. Perle e diamanti sono usati come ornamenti per bambini, ma mai per gli adulti. Si sarò notato che l'atteggiamento degli utopici verso la guerra è più ragionevole che eroico, benché, quando è necessario, essi mostrino un gran coraggio. Quanto all'etica essi sono un po' troppo inclini a pensare che la felicità consista nel piacere. Hanno diverse religioni, tutte tollerate. Quasi tutti credono in Dio e nell'immortalità, i pochi che non credono non sono considerati cittadini e non prendono parte alla vita politica, ma non sono altrimenti molestati. Gli schiavi sono gente condannata per atroci offese, o stranieri condannati a morte nei loro paesi, ma che gli Utopici hanno accettato di assumere in schiavitù. In caso di malattia dolorosa e incurabile, si consiglia al paziente di uccidersi, ma lo si cura con tutta la dovuta attenzione se rifiuta di farlo. L'importanza del comunismo viene continuamente sottolineata, verso la fine leggiamo che, nelle altre nazioni, gli Utopici "non scorgono altro se non una connivenza tra i ricchi, la quale procura loro ogni comodità sotto il nome e il pretesto del benessere comune." L'utopia di Moro era, sotto molti aspetti, liberale in maniera sorprendente. Non penso tanto alla predicazione del comunismo, che rientrava nelle tradizioni di moti movimenti religiosi. penso piuttosto ciò che vi si dice intorno alla guerra, alla religione e alla tolleranza religiosa, all'uccisione sregolata degli animali e alle affermazioni in favore d'una mite legge penale. Bisogna ammettere però che la vita nell'Utopia di Moro, come in molte altre, sarebbe intollerabilmente malinconica. La varietà è essenziale per la felicità, ed ad Utopia è difficile trovarne. Questo è un difetto di tutti i sistemi sociali pianificati, di quelli reali come di quelli immaginari. [
Storia della filosofia occidentale, Russell]
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