mercoledì 7 dicembre 2011

Le parole come metri di automisura

Occorre distinguere tra i risultati delle conversazioni e nelle conversazioni (S1 T S2). T può essere un intervallo di tempo X fra due atti linguistici ma anche il tempo che intercorre tra due conversazioni. (S1 e S2) . Questi risultati si producono tutti in universi extratestuali, siano questi sugli oggetti mentali dove abitano pensieri decisioni o intenzioni oppure siano questi nell’universo degli oggetti psichici, dove abitano emozioni e sentimenti. Infine avvengono anche nell’universo degli oggetti fisici, corporei, biologici dove abitano la stanchezza la spossatezza, il dolore. Di questa tripartizione degli universi extratestuali preme evidenziare la distinzione fra oggetti mentali e psichici contro gli oggetti fisici, distinzione che ha un peso rilevante nella pratica di analisi conversazionale, dove quando le proposizioni quando afferiscono al soggetto grammaticale lo costituiscono dandogli forma e sostanza, mentre quando afferiscono al corpo mortale, questo ne è il termine ultimo, diversamente dal soggetto, che è punto di partenza.
L’universo extratestuale (mentale, psichico e fisico) è collegato però all’universo testuale attraverso il riferimento delle parole del testo medesimo che nella conversazione materiale parla delle emozioni, dei pensieri, intenzioni e afflizioni del corpo mortale con le parole che a questi stati mentali extratestuali si riferiscono. Se i risultati materiali sono oggetti extratestuali, per misurarli occorrono strumenti materiali extratestuali ma cosa sono le parole? Nella sua storia la parola è stata sempre vista in posizione ancillare, come descrizione del mondo oppure funzione della mente, della psiche e dell’anima. Successivamente le parole vennero intese come azioni per far accadere cose, non venivano solo viste come descrizione ma nella loro funzione performativa.
Dunque sempre rimangono in posizione ancillare le parole. Le parole erano ancelle dell’altro, del fondamento che le faceva esistere, del riferimento che dava un senso o delle intenzioni che le muovevano. Ma un ultimo modo di intendere la parola, all’interno del dispositivo concettuale e pratico del conversazionalismo, è considerarle in funzione di sé medesime. Parlano di sé e null’altro. Le parole riferendosi solo su di se si riferiscono solo so all’universo testuale, e ai suoi oggetti che sono le parole. In altri termini le parole sono misura nel loro universo testuale di rifermento, che è l’universo dove abitano. Le parole misurano sé medesime. Le parole sono metri di automisura [La conversazione Immateriale, Lai, G. 1995]

Nessun commento:

Posta un commento