lunedì 26 dicembre 2011

Un esempio di approccio grammaticale al trascritto

Accanto alle motivazioni prevalentemente concettuali, che giustificano il ruolo centrale dato all’analisi linguistica e ad altre motivazioni di natura più strettamente metodologica, mi preme evidenziarne ulteriori di ordine pragmatico. Per raggiungere questo scopo si propone un lettura delle morfologie grammaticali, secondo le metodologie evidenziate da Giampaolo lai di un piccolo estratto di trascritto presente nel libro La Conversazione Immateriale [Lai, 1995]. In particolare si vuole rilevare la frequenza dei pronomi di prima persona, gli io delle frasi, i soggetti grammaticali, rispetto ad altri nomi e pronomi. Verrà in un'altra occasione proposta un’analisi conversazionale costruttiva, per verificare da una parte la possibilità di arrivare alle medesime conclusioni, dall’altra di evidenziare come questa modalità di analisi, se pur più dispendiosa, permetta di rappresentare in modo più dettagliato come il soggetto si rappresenta una particolare scena che sta raccontando.

LUCIO: Dunque non so se si ricorda.
Mi sono tagliato un po’ i capelli, sono più o meno rimasti e io ero venuto due anni fa e avevo poi sospeso sono poi rimasto indeciso se fare qualcosa se non fare qualcosa la cosa si è poi trascinata e le avevo poi detto che avevo avuto una piccola operazione per un melanoma su cui mi avevano tranquillizzato dicendomi che tutto era a posto invece due mesi fa sono venuti fuori tutta una serie di linfonodi che hanno dovuto asportare e quindi la situazione adesso è un pochino grigia. E’ una metastasi del melanoma e purtroppo
Fatto sta che adesso mi hanno fatto mi stanno facendo una chemioterapia che dovrebbe finire tra un mese è un ciclo di sei mesi e allora da quanto ho capito non è una terapia particolare sicu, garanzie insomma cioè speriamo che non siano andate altre metastasi in giro e se ci sono andate speriamo che questa terapia le faccia fuori Se no
CONVERSAZIONALISTA: Mi dispiace
LUCIO: E allora alterno momenti di come può immaginare si come può immaginare, di , determinazione di speranza a momenti di ho paura di queste cose eccetera. [Lai, 1995, p.37]


Il motivo narrativo di questo breve brano si coglie in modo “Netto e tremendo”, come scrive l’autore, e si potrebbe riassumere in questa frase: se prima ero incerto tra fare e non fare, ora mi trovo di fronte alla possibilità di vivere o morire. Un motivo narrativo semplice e chiaro a disposizione non ambigua del Conversazionalista che avrebbe potuto restituirlo a Lucio nei tempi e nei modi suggeriti dalla sua sensibilità e dal suo tatto. Ma il Conversazionalista, mentre ascoltava in diretta le parole di Lucio, appare soverchiato: “come se l’orrore delle parole materiali pronunciate avesse bloccato la registrazione immateriale delle medesime parole. […] Il Conversazionalista, interamente catturato dalla materialità degli spazi acustici e dai motivi narrativi che ne originavano, legati direttamente alle parole materiali ascoltate, aveva visto momentaneamente interrotta la via di accesso alle morfologie grammaticali” [Lai, 1995, p.38-39].

Come si riscontra dal testo, in questo frangente il Conversazionalista si era mostrato incapace di qualsiasi restituzione. Aveva soltanto offerto il dubbio dono di una sua propria emozione articolata oltretutto in maniera sicuramente inadeguata. “Mi dispiace” è una formula adatta per rispondere a qualcuno che ti dice di avere appena preso una multa, ma non conviene come risposta ad un interlocutore che ti annuncia di avere metastasi in giro per il proprio corpo.
Adesso contrapponiamo una lettura delle morfologie grammaticali [Lai, 1995] alla lettura del senso del discorso che nella sua tragicità si mostra solo in grado di intralciare il lavoro dell’Analista Conversazionale come officiante e custode della conversazione. Collochiamo ciascun predicato del testo in una linea, i predicati afferenti all’io al margine estremo sinistro e i predicati con altre afferenze rientrati di cinque spazi. Abbandoniamo l’universo acustico della conversazione, dove le polifonie narrative e i sensi del discorso soverchiano la capacità di restituzione del Conversazionalista per entrare nell’universo visivo della conversazione immateriale, dove non è più il senso ad essere il padrone, ma dove la forma grafica e le geometrie grammaticali saltano all’occhio suggerendo una chiave di lettura diversa.

1. io non so
2. ricorda
3. io mi sono tagliato
4. sono rimasti
5. io ero venuto
6. io avevo sospeso
7. io sono rimasto indeciso
8. fare
9. non fare
10 è trascinata
11.io avevo detto
12.io avevo avuto
13. avevano tranquillizzato
14. dicendo
15. era
16. sono venuti
17. hanno dovuto
18. asportare
19. è
20. è
21. hanno fatto
22. stanno
23 facendo
24 dovrebbe
25 finire
26. è
27. faranno
28. speriamo
29. non sia
30. io ho capito
31. non è
32. speriamo
33. non siano andate
34. se ne sono andate
35. speriamo
36. faccia

Ispezionando visivamente tale analisi delle morfologie si riscontra, quasi subito, una distribuzione non omogenea dei predicati afferenti all’io, infatti, se nelle dodici linee vediamo alternarsi in equilibrio quasi perfetto predicati afferenti all’io e predicati con altre afferenze, dopo la linea dodici e fino alla fine, vediamo, tranne per una sola eccezione alla trentesima, scomparire i primi. La scomparsa dell’io all’interno del discorso del paziente, è resa ancora più suggestiva dal fatto che in linea 12 tuona: “avevo avuto una piccola operazione per un melanoma”. Da questo momento in avanti l’io viene soverchiato da un “Loro”, che: Avevano, Sono venuti, hanno dovuto, hanno fatto, stanno facendo, faranno. Come scrive Giampaolo Lai:

E’ difficile sottrarci alla suggestione, rafforzata certo dal modulo visivo di percezione, che dopo, aver pronunciato, nel nome di Lucio, la frase: “io avevo avuto una piccola operazione per un melanoma”, poi l’io rinunci al suo apparire nelle frasi per lasciare il posto agli altri, ai loro anonimi e impliciti, che dicono e fanno, asportano linfonodi e somministrano medicamenti al corpo mortale ormai nelle loro mani.” [Lai, 1995, p. 40-42]

Dall’analisi delle frequenza degli io nelle frasi, appare chiaro come il presentarsi nella scena del melanoma, di una affezione mortale di un corpo mortale, venga riflessa dalla scomparsa dell’agenticità, sia all’interno del racconto di Lucio, sia, ed è lecito ipotizzarlo, nella sua stessa mente. La paura della morte, trasforma Lucio, da soggetto che agisce, in dubbio tra il fare e non fare per i primi 12 predicati, ad oggetto che subisce, per i 24 predicati successivi, le manipolazioni di un loro impersonale, che dal passato al futuro sembra aver preso possesso del suo corpo. [Tesi Magistrale: Geometrie Grammaticali, Preziosi R, 2011]

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